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DIEFENBACH |
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DIEFENBACH ... ELETTRONICA AD ACCESSO POP PER "SET&DRIFT" |
Lo ammetto. Di Copenaghen conoscevo la Sirenetta, ma sinceramente i Diefenbach no; tabula rasa nella mia testa su questo gruppo danese, per fortuna l’incontro e soprattutto l’ascolto del loro ultimo album, “Set&Drift”, mi ha dato quegli input di cui avevo bisogno. Dico ultimo album perché prima di questo “Set&Drift” i Diefenbach ne avevano pubblicati già altri 2, e cioè “Diefenbach” (2001) e “Run trip fall” (2003). Cosa è cambiato quindi per cui arriviamo ad accorgerci di loro soltanto adesso? Le parole: i Diefenbach hanno scoperto la bellezza della lingua parlata. Dopo due dischi di elettronica soft strumentale, i 5 danesi (Kenneth Sarup, Allan Mattson, Lasse Lyngbo, Stefan Gejsing e Nicolaj Stayer Christophersen) si sono dati al cantato, acquistando in immediatezza e diventando in un certo senso più “pop” e facili. Ma ben venga. E veniamo a noi. Dopo un piacevolissimo ascolto di “Set&Drift”, l’album della (speriamo!) consacrazione internazionale, abbiamo incontrato proprio Kenneth. Love at first sight. Ho saputo che il gruppo prende il nome da un personaggio del film “Fargo” dei fratelli Cohen. Ma cosa avete a che vedere con questa figura? Diefenbach è un personaggio interessante ed intrigante del film, uno che telefona continuamente e che pone delle domande strane, senza mai apparire in prima persona; il pubblico non sa mai cosa aspettarsi da lui, e lo stesso speriamo che accada con la nostra musica, questa sensazione di sorpresa e spiazzamento costante. Venite dalla Danimarca, che, per noi italiani medi, è il posto da cui arrivano Aqua e Junior Senior, “esperienze sonore” totalmente differenti. In che senso si può definire l’essenza danese della vostra musica? Per fortuna quelle cose sono finite … la musica danese è molto altro, abbiamo anche noi tutti i generi rock, pop, hip hop come ogni Paese del mondo e non è entusiasmante per noi venire accostati ad esperimenti pop come quelli che hai citato … in Danimarca ci sono anche gradni band che riescono ad avere successo all’estero, soprattutto in Germania e in Scandinavia, come i Raveonettes e i Figurines, e sono questi i nostri modelli di riferimento; con in più l’ambizione di fare breccia anche in mercati meno “facili” per gruppi nordici quale anche il vostro, per esempio. Quel qualcosa di danese che c’è in musica, nella nostra musica, penso possa essere la genuinità e l’entusiasmo; intendo, nessuno in Europa ascolta musica danese, pochi, quindi siamo in un certo senso liberi dalla pressione di fare bene per accontentare tutti e suoniamo solo per divertirci e per esprimere le nostre idee e sensazioni. Credo che questa sinergia pulita si senta nella nostra musica. Con “Set&Drift” siete arrivati al terzo album. I primi due erano molto diversi, essenzialmente strumentali e sperimentali; qui ci sono i vocals. Come è cambiata la vostra musica da quando c’è una voce ad accompagnarla? Perché poi avete scelto di aggiungere l’elemento voce? I Diefenbach sono sempre stati un gruppo che basava il suo suono sulla melodia, sulla pura strumentazione acustica ed elettronica; poi un giorno, quasi per gioco, ci è capitato di ritrovarci a canticchiare sulla melodia, e abbiamo visto che il risultato non era così male. Le parole ci sono capitate quasi per caso, insomma. Per noi è poi una sorta di sfida, ci siamo detti: proviamo a cantare, tanto per cambiare. E la cosa ci piace. Vero, la vostra musica ne acquista in intensità, e parecchio. Ma come mai vi siete ritrovati a cantare in inglese e non nella vostra lingua? La Danimarca è un Paese che cresce molto con l’inglese, abbiamo film, programmi tv, canzoni, tutti in inglese o comunque sottotitolati; parlare inglese per noi è quindi qualcosa di naturale, di immediato. E poi c’è anche il fatto che se canti in inglese riesci a raggiungere molte più persone, e questo sicuramente fa comodo ad un gruppo che vuole emergere. Come vi aspettate che la gente si rapporti a “Set&Drift”? Speriamo che la gente che ascolta il nostro disco abbia una reazione “completa”, cioè si lasci andare dove occorre, balli quando ce n’è occasione, si calmi quando la musica gliene dà l’opportunità, insomma, che si prenda il meglio da ogni pezzo. Non ci teniamo a venire etichettati come gruppo dance, rock o pop, vogliamo stupire ed emozionare sempre. C’è una canzone bellissima su “Set&Drift” che è “Glorious”, molto sontuosa ed importante, che però ha un finale acustico che non riesco a legare col pezzo. Come mai è uscita così? Quel pezzo acustico, dove peraltro gli accordi e le intonazioni sono sbagliate, è stata una prova in studio, un pezzo che stavo strimpellando; una volta ero in bicicletta e mi è venuto in mente che quello poteva essere un bel modo per concludere “Glorious”, un modo che non avrebbe lasciato passare inosservato il pezzo. Mi pare di averci indovinato se sei qui a domandarmelo! Davvero una piacevole scoperta, questi Diefenbach. Li ritroveremo con molta probabilità dal vivo in Italia verso tarda estate-inizio autunno; senza tanti giri di parole, è un’esperienza che vi consigliamo di fare se gradite l’elettronica non di nicchia. Personalmente, ho gradito! Elisa Bellintani 13 giugno 2005 |
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