I Saint Etienne sono la indie dance per eccellenza, frutto del desiderio proibito di un ex giornalista di musica che voleva fondere lo swinging rhythm della Londra anni 60 con i beat post-acidi della Londra dei primi anni 90. Metti insieme due maniaci di calcio e musica come Bob Stanley e Pete Wiggs, e affiancagli come vocalist una bella, bionda e morbida Sarah Cracknell, ed ecco che la concettualità lontana del genere diventa una delle espressioni musicali più gettonate ed imitate d’Inghilterra. Il nome del gruppo viene da quel Saint Etienne calcistico che cullò un ancora acerbo ma già talentuoso Michel Platini prima che passasse alla Juventus, del resto, da due personaggi fissati come Stanley e Wiggs c’era poc’altro da aspettarsi … Il gruppo vede la luce in quel di Londra nel 1989, e da lì è stato un album dietro l’altro, alla ricerca di quell’estetica raffinata che coniugasse impatto, credibilità e quel q.b. di pizzetta sotto il naso che fa tanto nicchia; canzoni veloci, da qualche minuto l’una, da corredare con impressioni di immagini e con sensazioni sfuggenti ed incisive. Del 1992 è “Fox Base Alpha”, il disco di debutto, preceduto da alcuni singoli per abituare le orecchie del pubblico e dall’inglobamento di Sarah nella lineup definitiva del gruppo (prima era soltanto una delle vocalist, sentita su “Nothing can stop us”, e prima ancora voce dei Prime Time). Nel 1989 i Stanley e Wiggs fondarono la Caff Records, etichetta che produceva singoli 7’’ di gruppi diversissimi tra loro , come Pulp e Manic Street Preachers; e nel 1992 i due fondano un’altra etichetta, la Ice Rink, label dedicata a gruppi pop. Il secondo album, “So tough”, è del 1993, e nel 1994 arriva “Tiger Bay”; i Saint Etienne raccolgono poi materiale che nel 1995 darà vita alla prima raccolta di singoli, “Too young to die”, e poi dal 1996 è break. Pausa. Sarah prova a perseguire il percorso da solista, rilasciando un singolo, “Anymore”, mentre Pete e Bob si impegnano con la EMI a fondare un’etichetta col compito di lanciare band emergenti. Sempre nel 1996 esce un album di remix, “Casino classics”, e nel 1998 arriva un altro disco di inediti, “Good humour”. Un EP nel 1999, “Planet to visit”, seguito nel 2000 dall’album “Sound of water”, con guest d’eccezione come To Rococo Rot e Sean o’Hagan degli High Llames. Ad inizio 2001 arriva “Interlude”, raccolta di b-sides, inediti strumentali e vocali, e nel 2002 ecco “Finisterre”. Ed ora ecco in arrivo “Tales from the turnpike house”, l’ultimo, atteso lavoro dei Saint Etienne; “Tales From Turnpike House” si avvarrà degli arrangiamenti vocali di Tony Rivers e la partecipazione speciale di David Essex. Le prime copie saranno distribuite con l’EP “Up The Wooden Hills”, un assaggio dell’album del gruppo per bambini con il medesimo nome, nei negozi a settembre. Il primo singolo estratto dall’album è “Side streets”, prima delle tracks moderne ma non brutali dell’album. Malinconico, ma con quella sfumatura West Coast che gli sa dare Tony Rivers, “Tales from the turnpike house” è un autentico condensato di emozione. Elisa Bellintani 8 giugno 2005 |