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 COLDPLAY
COLDPLAY COLDPLAY ... TANTA VOGLIA DI FAR BENE CON X&Y
COLDPLAY ... TANTA VOGLIA DI FAR BENE CON X&Y
X&Y” è senza dubbio uno degli album più chiacchierati ed attesi del 2005, uno di quei dischi che fa salire la febbre a 90 e la cui gestazione viene seguita da pubblico ed addetti manco ci trovassimo in un reality alla stregua dei vari “The making of”; diciamocelo pure, i Coldplay hanno imparato bene come far parlare di sé. E così è stato.
 
A tre anni di distanza da “A rush of blood to the head” (10 milioni di copie vendute in tutto il mondo), meraviglioso contenitore di momenti indimenticabili quali “In my place”, “The scientist” e soprattutto la straordinaria “Clocks”, e a 5 dall’esordio con “Parachutes” (5 milioni di copie), uno dei debutti che hanno lasciato più il segno nella storia della musica inglese, ecco arrivare la terza prova per i Coldplay, capitanati da un sempre più mediatico Chris Martin. Un tempo alfieri del Brit pop striato di una vena malinconica, oggi i Coldplay si etichettano (purtroppo) come gruppo a largo consumo; e, inevitabile o meno, è successo, qualcosa si è rotto. Il carisma ed il rispetto sopravvivono stoici nelle menti dei fan, però la maturazione dei Coldplay ha sfortunatamente intaccato quella che era la loro cifra assoluta, la capacità di emozionare in profondo con la semplicità di pochi elementi. La voce di Chris, così introspettiva e perlustratrice, l’essenza di riff protagonisti assoluti e mai complemento d’arredo sonoro alle canzoni, la capacità di toccare quel ribollente magma di emotività che c’è dentro ognuno di noi. Tutto questo c’è in “X&Y”? Ahimè, meno.
 
18 lunghi mesi di elaborazione sono tanti per un album, ma Chris e i suoi Coldplay volevano dichiaratamente raggiungere risultati alti; scrivere il più bell’album inglese di tutti i tempi, questa era l’ambizione di partenza, continuare e se possibile bissare il successo dei due precedenti lavori, questa la pragmaticità della EMI che li ha seguiti. E proprio la casa discografica ha dato loro pieno appoggio e libertà per la scrittura e registrazione di “X&Y”, confidando in un ritorno senza precedenti e appoggiando la creazione attorno al disco di un’attesa a dir poco spasmodica.
I Coldplay hanno potuto così lavorare di cesello su ogni singolo pezzo, cercando l’equilibrio perfetto e quell’armonia incantevole che rende un album “speciale”; ore e ore e ore in studio per trovare le versioni migliori, ma senza mai isolarsi dal mondo, anzi, facendo outing costante sul punto della situazione e spizzicando qua e là rivelazioni ed anticipazioni ad hoc. Intanto a “X&Y” va sicuramente riconosciuto il merito di essersi svelato a sufficienza e mai troppo, evitando la bestia nera della penetrazione in Internet prima della release ufficiale.
Ma al di là degli assaggini-contentini dati al pubblico dei Coldplay, ammettiamo che di Chris Martin si è parlato, e parecchio, e non per via di “X&Y”; il 2004 è stato un anno intenso e fortunato per quello che al giro di boa del nuovo millennio sembrava solo un timidissimo e bravo ragazzo inglese che arriva un giorno in classifica e non sa né come né perché.
La storia d’amore con l’attrice premio Oscar Gwyneth Paltrow, il matrimonio, e la nascita della loro bambina, Apple Blythe Alison; Chris Martin arriva sulle prime pagine dei rotocalchi, e chi l’avrebbe mai detto. E poi l’adesione assoluta a Make Trade Fair, l’iniziativa benefica che promuove la diffusione del commercio equo-solidale e che vuole sensibilizzare i Paesi occidentali sulla situazione di indigenza e difficoltà in cui versa il Terzo Mondo. Un po’ novello Bono della situazione, Chris si è dato anima e corpo per far parlare delle ingiustizie che dividono Paesi ricchi e Paesi poveri, andando anche sul campo in Africa per vedere di persona come stanno le cose; utilizzare il forte richiamo della propria immagine per fare qualcosa di buono, e per scuotere le coscienze di tutti. Make Trade Fair, Make Trade Fair, Make Trade Fair; ci ha effettivamente fatto venire un po’ il prurito a forza di esporsi con mani scritte a pennarello e comunicati allarmanti, ma ben venga: Make Trade Fair.
 
Il successo è la bestia nera di Chris, che più volte ha esternato le sue ansie legate alla registrazione di “X&Y”; paura che non fosse all’altezza dei suoi predecessori, paura che non convincesse abbastanza i fan, paura che non fosse bello e perfetto come invece era nelle sue idee, paura che la troppa attesa generasse delusione; insomma, i Coldplay hanno passato 18 mesi schiacciati dal peso della responsabilità, nuova vita da prodotto commerciale, più che da gruppo che fa musica per divertirsi.
X&Y” è un album che mostra uno stile Coldplay uguale a se stesso ma in qualche misura maturato. Il suono molto più grandioso, orchestrale, sontuoso, come un’onda alta 5 metri pronta a travolgere in ogni momento dalla quale fuoriescono di tanto in tanto piccoli, sorprendenti segreti come un assolo di chitarra, un lamento sofferto, una batteria scatenata. Il tocco malinconico c’era e rimane anche in questo terzo studio, però è qualcosa di più universale, meno personale e forse per questo meno credibile.
X & Y sono le variabili matematiche che si combinano, sono gli opposti sconosciuti, il bianco ed il nero, il bene ed il male; così diversi, ma della stessa pasta, ed anche in “X&Y” ci sono strani e singolari incontri melodici, alcuni appaganti alcuni meno, proprio come la casualità che regola la natura.
Il singolo “Speed of sound” è sicuramente uno degli episodi più riusciti dell’album, probabilmente quello che meglio si colloca a metà strada tra quello che i Coldplay erano in “A rush of blood to the head” e quello che sono oggi. Cresciuti, maturati, e con tanta (troppa?) voglia di fare le cose in grande.
 
Scarica lo screen saver dei Coldplay: pc e mac


Elisa Bellintani
 
3 giugno 2005
 
 TUTTO SU COLDPLAY

2005
X&Y

2002
A rush of blood to the head

2000
Parachutes
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