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COMMON |
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COMMON ... VENIRE DA CHICAGO E FARE HIP HOP INTELLIGENTE |
A volte si ha la sensazione, parlando con chi non ha ancora “scoperto” l’hip-hop, che tante persone percepiscono questo genere come “superficiale”, un modo come un altro per fare soldi facili e comprarsi una Hummer; l’equivalente musicale del calcio, per intenderci. Il motivo per cui il rap è percepito così è sostanzialmente uno; quello che ci viene offerto da radio e televisioni italiane è solo una piccola porzione, peraltro la più commerciale, di un genere enorme che ha davvero migliaia di sfaccettature. E’come se nel presentare la totalità della musica italiana mostrassimo un video di Tiziano Ferro e uno di Paolo Meneguzzi; qualcuno potrebbe farsi un’idea sbagliata, no? La prossima volta che qualcuno vi fa questa osservazione regalate pure all’”ignorante” (non in senso offensivo, ma nel senso che ignora) un cd di Common. Lonnie Rashied Lynn è nato a Chicago nell’Illinois, città famosa per la mafia, per il blues, per il jazz, ma che fino a qualche anno fa aveva una scena Hip-Hop davvero limitata. Lonnie iniziò a rappare facendosi conoscere come Common Sense, che in seguito diventerà solo Common dopo essere stato denunciato da un gruppo ska per aver copiato il nome. Il suo esordio è datato 1992 quando uscì “Can I Borrow A Dollar?”; nonostante fosse un album molto bello non godette di un successo straordinario anche perché il suo stile seguiva la strada dell’hip-hop intelligente, già percorsa dagli A Tribe Called Quest e dai De La Soul, ma il suo tempismo non poteva essere dei peggiori. I primi anni ’90 erano infatti dominati, nel bene o nel male, dal “Gangsta Rap” che era stato lanciato nell’89 dagli N.W.A e questa cosa turbò molto Common (allora ancora Common Sense) tanto che, per lanciare il suo secondo album “Resurrection”, pubblicò il singolo “I Used To Love H.E.R”, una canzone in cui immagina una storia d’amore che attraversa un brutto periodo perché lui fa fatica a capire gli atteggiamenti strani del suo partner; in questo caso il partner era proprio l’hip-hop. Le rime intelligenti, le figure retoriche, le metafore hanno sempre fatto parte del repertorio artistico di Common. Il testo è sempre stato così importante nei suoi pezzi che la musica che lo accompagnava poteva anche essere il solito campione di jazz, già sentito e strasentito anche nel ’94; le canzoni funzionavano lo stesso. La formula non cambiò neanche nel ’97 quando uscì “One Day It’ll All Make Sense”; la vera differenza la fecero i featuring, davvero eccellenti, di personaggi come Lauryn Hill, Cee-Lo, Q-Tip, De La Soul, Erykah Badu e Black Thought dei Roots. Proprio i The Roots diedero a Common la possibilità di allargare il suo pubblico: nel 2000 uscì “Like Water For Chocolate”, il suo primo disco con una grande casa discografica (la Mca – proprio quella dei Roots), prodotto da ?uestlove, batterista dei – che ve lo dico a fare?. L’album fu un grosso successo e il suo talento ora era una cosa che nessuno poteva più ignorare. Se “Like Water for Chocolate” è un album intelligente, fatto con la testa, “Electric Circus” è un disco fatto con il cuore. Le rime sagaci di Common, se prima giocavano con la nostra percezione del mondo, ora parlavano di sentimenti, ora erano più intimi. Non per questo è un album più riuscito del precedente, anzi, per via delle numerose collaborazioni, forse dura qualche pezzo di troppo. Essere di Chicago per Common, all’inizio della sua carriera, era una condanna. Ora è diventata la sua fortuna. Il suo illustrissimo concittadino Kanye West, infatti, si è fatto avanti per produrre il nuovo album “Be” che uscirà il 24 Maggio. Avendone sentito degli scorci vi posso anticipare che sarà qualcosa di epocale; le atmosfere soul accarezzano le parole e le storie di uno dei più grandi rapper contemporanei. Siamo di fronte ad uno degli più album più riusciti del 2005, poco ma sicuro. Il primo singolo “Corners” è la canzone più strana del disco; il ritornello è praticamente assente e non è per niente orecchiabile. Una specie di autogol commerciale (anche perché sull’album ci sono delle canzoni che ti si incollano in testa) se non fosse che il testo è davvero un piccolo capolavoro, capace di entrare nel cuore di qualsiasi B-Boy che ha passato le sue giornate sull’angolo di qualche strada. Dopo “Be” sarà difficile far finta che Common non esista. Oliver Dawson 23 maggio 2005 |
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TUTTO SU COMMON |
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2005 Be | | | 2003 Electric circus | | | 2000 Like water for chocolate | | | 1997 One day it'll all make sense | | | 1994 Resurrection | | |
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1992 Can I borrow a dollar? |
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