Luca Nesti, autore e cantante toscano ha spaziato dall'underground alla musica popolare fino alla realizzazione di colonne sonore per film come “Mediterraneo”, “Ragazzi Fuori”, “Donne con le Gonne” e “Occhio Pinocchio” oltre a collaborazioni con la Scuola di cinematografia di Monaco e la Box Film di Berlino. E' stato autore per artisti e produttori quali Anna Oxa, Mina, Peppe Barra, Riccardo Tesi, Giancarlo Bigazzi e altri. Il suo primo lavoro discografico è del 2001 con “L'Artigiano”, un album nato da una scheda audio da poche lire, un programma per fare musica scaricato da Internet e la sua capacità di suonare tutti gli strumenti. Luca Nesti, in questo suo esordio come autore ed interprete di se stesso, denuncia a piene mani il suo credo: dopo una lunga ed importante carriera in grosse produzioni discografiche, arriva alla necessità di urlare il suo messaggio e finalmente la sua musica. Luca Nesti è un cantautore disincantato che non ha paura di rimettersi in gioco e rischiare ancora. Dopo le colonne sonore, l'attività autoriale e un'intensa attività live, il 2005 segna il ritorno di Nesti con un disco solista tra il rock e la canzone d'autore, ruvido e aggressivo: "HO CAMBIATO IDEA", “HO CAMBIATO IDEA” contiene 13 brani inediti tra i quali “Il Conduttore”, brano che Luca Nesti dedica a quei conduttori televisivi che fanno irruzione nelle case del pubblico in modo spesso insistente, illudendosi e illudendo che tutto quanto giri intorno al piccolo schermo, e “Il Poltitico Perfetto”, nel quale il cantautore toscano descrive, senza mezze parole, la sua visione della politica di oggi, non nascondendo la nostalgia per la concezione più autentica e passionale che della politica si aveva qualche decennio fa. I due brani, satirici e sarcastici, dimostrano come Luca Nesti sia un cantautore disincantato, che non ha paura di rimettersi in gioco e rischiare ancora. Alcune parole di Luca su “Ho cambiato Idea”: <<… Dopo aver suonato in studi di registrazione nel dirompente avanzamento della tecnologia mi sembrava giusto realizzarlo nel posto che avevo frequentato meno negli ultimi anni: una casa. Mi sono ricordato che, da piccolo, mi rifugiavo spesso con gli amici nella casa del guardiano di un teatro dismesso e abbandonato; lì sperimentavamo i primi murales, i primi accordi, le prime sigarette truccate, i primi vagiti sessuali e soprattutto i primi pensieri liberi senza calcolare l'utilizzo che ne avremmo fatto.. Dopo tanti anni, la casa era ancora li, diroccata al punto da poterla collocare in qualsiasi parte sperduta del mondo, a seconda dell’umore e delle sensazioni. Da lì si potevano vedere le cose in un modo così distaccato da sembrare vere. Perché forse sono vere. Ci siamo messi al lavoro recuperando tutti i reperti utili del teatro per allestire una specie di postazione "studio". L'idea era quella di forgiare un suono e lavorare a un testo che fosse nostro, nostro e basta. Si suonava come in una sorta di concerto in studio, il computer in “rec” fisso. Si suonava fino a che la musica si fondeva con le parole che affioravano da tutti noi, dettate dal bisogno di traslocare i nostri pensieri da un’altra parte, nel modo che ci piaceva di più e ci faceva parlare e dire. E finalmente stare bene. Insomma, in realtà ho fatto, in dialetto musicale, il disco "che mi pare", utilizzando tutti i passaggi verbali vissuti in questo anno. …>> (19 Maggio 2005) Red |