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IL NUCLEO |
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IL NUCLEO ... I MECCANISMI CHIAVE PER ESSERE ROMANTICI |
Senza dubbio prolifici, e senza dubbio entusiasti. Il Nucleo si riconferma essere uno dei gruppi più interessanti della scena giovane del rock italiano, dopo lo straordinario successo avuto non molto tempo fa con il disco d’esordio, “Meccanismi”. Ora Andrea Zanichelli (voce e chitarra), Mauro Buratti (basso), Luca Canei (batteria) e Marcello Presi (chitarra) ci riprovano con “Essere romantico”, lavoro a metà via tra l’evanescenza del ricordo e la concretezza del suono potente ispirato dal rock degli anni 70. Di strada ne hanno fatta, partiti da Reggio Emilia nel 1998. Nata come band che propone solo repertorio originale, Il Nucleo non ha sicuramente bisogno di fare esperienza circa la scrittura dei testi; il suono rock è di immediata presa, e l’instabilità emozionale che traspare dalle liriche ne fa un gruppo degno di attenzione da parte di pubblico ed addetti. Nel 2003 esce “Meccanismi”, seguito da un intenso 2004 di live e dalla lavorazione del nuovo disco, uscito da poco, “Essere Romantico”. Abbiamo incontrato Il Nucleo per saperne di più a proposito della nuova avventura di “Essere romantico”. Non è passato nemmeno un anno e mezzo dalla pubblicazione di “Meccanismi”, ed eccovi tornare in pista con un nuovo lavoro, “Essere romantico”; senza dimenticare il lungo periodo di tour … Il Nucleo è una formazione iperattiva, per caso? Diciamo che ci piace divertirci e quello che facciamo ci diverte. Dopo esserci dedicati alla preparazione di “Meccanismi” nel 2003, abbiamo passato buona parte del 2004 in tour per promuoverlo, ma nel frattempo abbiamo anche iniziato la stesura dei pezzi di “Essere romantico”, e abbiamo incominciato a proporli dal vivo per studiare la loro forma migliore. Siamo entrati in studio a ottobre e, tra una cosa e l’atra, ne siamo usciti a gennaio; volevamo che il disco risultasse nel modo migliore possibile. C’è continuità ma anche differenza tra questi vostri due lavori, soprattutto dal punto di vista sonoro. State cambiando o state evolvendo? Stiamo evolvendo, stiamo crescendo. “Essere romantico” è la continuazione ideale di “Meccanismi” dal punto di vista del percorso artistico del Nucleo, i testi sono riconoscibili come “cosa nostra” ma allo stesso tempo più maturi, più profondi. E anche il suono si è arricchito, l’elettronica evidente di “Meccanismi”, che era un omaggio all’espressione anni 80, è stata contaminata da una anno di live, che ci ha portato ad apprezzare e sottolineare maggiormente quella che è l’alchimia rock di un gruppo, come negli anni 70; l’elettronica c’è sempre anche in “Essere romantico”, solo che è diversa: è pensata, e non suonata, alla Radiohead di “Ok computer”. Questo disco è figlio comunque dell’anno di concerti che abbiamo fatto, in ogni senso. “Essere romantico”, e la copertina dal retrogusto fiabesco con la principessa-bambina con sulla spalla la ranocchia. Cosa significa per voi essere romantici? In amore c’è sempre la parte sognante e palpitante, ma poi la realtà dei fatti è che è difficile incontrarsi ed andare d’accordo; l’armonia affettiva è un traguardo difficile da raggiungere. Abbiamo voluto mostrare quanto sia importante l’amore, ma come questo non vada preso sotto gamba; è complicato, è sforzo talvolta, però è bello quando hai la testa tra le nuvole e ti fai le tue fantasie. C’è poi nella trama di “Essere romantico” il filo del ricordo. Il tema della memoria sembra essere l’ossessione di questo disco … (Andrea) E’ un periodo che mi soffermo molto sul mio passato, sulla mia infanzia, sul mondo che è stata la mia esistenza fino ad ora, e sto cercando di riguardarlo con gli occhi di oggi, ritarando le prospettive e limando esagerazioni o imperfezioni con il senno di poi. Mi manca la trasparenza e l’ingenuità di quando ero bambino, e sto provando a riproporla nei testi delle mie canzoni, che sono quindi molto personali. “Riflessi d’ambra” è un esempio eclatante, lì oltre ad esserci le mie emozioni ci sono i colori, gli odori e i profumi della mia terra, alla quale mi sento molto legato. Nel video di “27 aprile” e nella traccia “Essere romantico” c’è il riferimento al mondo del lavoro, inteso come ufficio 9-18, una sorta di gabbia frustrante per le persone. Avete paura di questo schema? (Andrea) Fa anche un po’ parte di me, perché io sono geometra e per tanto tempo ho lavorato da geometra di giorno, incasellato nella mia scrivania, per poi liberarmi e trasformarmi alla sera quando andavo a suonare. Alla fine ho capito che, allora, quello non faceva per me. Quello che faccio adesso è quello che fa per me, in questo momento, e personalmente lo preferisco di gran lunga allo stare in ufficio. “Gioiello” è un po’ il pezzo diverso di “Essere romantico”, quello allegro e scanzonato, positivo. Come nasce rispetto al resto del percorso del disco? “Gioiello”, assieme a “La quiete dopo la tempesta”, è un pezzo nato sul palco, dove lo abbiamo provato di volta in volta fino a trovare la versione definitiva che ci piaceva di più; è figlio di quell’elettronica alla Radiohead che ci piace tanto, ed è figlio di un’osservazione ammirata della bellezza dell’amore. E poi come b-side del singolo “27 aprile” c’è una vecchia conoscenza per chi già ha familiarità con “Meccanismi”: è “Chi sono”. Perché recuperarlo e riproporlo? “Chi sono” è una delle canzoni che nei concerti ci è stata più richiesta, e nonostante non fosse mai uscita come singolo era di quelle che la gente ti canta dall’inizio alla fine. Per di più, secondo noi è bellissima, e in “Meccanismi” non aveva goduto del giusto risalto. Riproporla assieme a “27 aprile” è un modo per renderle giustizia e anche per dare a chi ci segue un filo conduttore tra “Meccanismi” ed “Essere romantico”. Se poi a qualcuno facesse venire voglia di acquistare “Meccanismi”, tanto meglio! Ultima cosa, lo studio. Vi siete comprati uno studio di registrazione lo scorso autunno, cos’è diventato per voi, un rifugio, una seconda casa, un luogo di lavoro? Avevamo la necessità pratica di trovarci un posto fisico dove poter suonare, perché eravamo un po’ stanchi di cantine e locali claustrofobici; questo studio invece è immerso nella campagna dell’Appennino, e suonare lì diventa piacevolissimo. Ritrovarci ogniqualvolta sentiamo la necessità di scrivere, comporre, provare, e sapere che abbiamo un posto tutto nostro dove poterlo fare è qualcosa che ci sta unendo ancora di più. Un investimento decisamente azzeccato! E azzeccato sarebbe il vostro investimento in “Essere romantico”; se avete apprezzato “Meccanismi”, non lasciate che la conoscenza del Nucleo si interrompa proprio adesso! Elisa Bellintani 18 maggio 2005 |
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