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PLANET FUNK |
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PLANET FUNK ... LA CONSEGUENZA ILLOGICA DI "NON ZERO SUMNESS" |
Sono una delle realtà electropop più progressive e contaminate del nostro Paese; sinceramente apprezzati oltretutto anche all’estero, e con un riscontro di pubblico che spetta solitamente ad artisti smaccatamente pop, easy access. I Planet Funk possono ben considerarsi un fenomeno; l’etichetta che segue è di difficile definizione, pop sarebbe fuorviante, dance restrittivo, elettronico troppo semplicistico, crossover fuoriluogo. I Planet Funk sono i Planet Funk e basta, un collettivo formato di base da Sergio Della Monica, Gigi Canu, Alex Neri e Marco Baroni, di volta in volta affiancato e coadiuvato nella tessitura di atmosfere elektro-spigolose da vocalist di personalità “ingombrante”; uno su tutti, Dan Black, leader dei Servant che ha “fatto” gran parte del sound PF per “Non Zero Sumness”. A distanza di due anni da “Non Zero Sumness”, i Planet Funk ritornano con un nuovo disco, “The Illogical Consequence”. Un disco che si staglia e di molto rispetto al precedente. Innanzitutto è un lavoro decisamente organico, un vero “album” con una sua coerenza interna ed una sua linea di sviluppo e continuità, cosa che – con le dovute cautele del caso – non si poteva certo dire di “Non Zero Sumness”, disco che era più un insieme godibilissimo di pezzi ballabili e a se stanti. Qui c’è stato il salto di qualità, in questo senso. Poi i vocalist. Per tutti quelli che pensavano che i Planet Funk non avrebbero mai superato il ciclone Dan Black, ecco la smentita. Su “The Illogical Consequence” il grosso dell’impostazione vocal-emotiva lo fa John Graham, DJ inglese amico dei PF dalla voce duttile e poliedrica, che ci accompagna per più di metà dell’album dando concretezza alle visioni liquide e tecnologiche del suono Planet. E' sua la voce del primo singolo, "Stop Me". Poi c’è Dan Black, un po’ meno “scomodo” ed egocentrico, che si adatta all’impianto sonoro dei Planet su “Trapped Upon The Ground”, “Peak” e “Out On The Dancefloor”, sontuosa ed avvolgente conclusione di un viaggio psichedelico ovattato; soltanto che la personalità centripeta di Dan è qui mitigata da una forte componente di suono, che detta le regole dell’emozione in chi ascolta. C’è poi anche Sally Doherty, morbida voce femminile di “Dusk”, già conosciuta ed apprezzata su “Non Zero Sumness”. Infine due sorprese. La prima è la campionatura su “Tears After the Rainbow” del discorso pronunciato da Robert Oppenheimer e trasmesso nel 1965 nel documentario “The decision to drop the bomb” sulla Nbc. Una canzone di pace (il rainbow del titolo richiama fin troppo l’arcobaleno delle bandiere della pace) con un innesto doloroso come l’ammissione pubblica di colpa di Oppenheimer, il fisico dietro la bomba atomica; un genio assoluto, un emblema della potenza e della creatività della mente umana usata con fini non propriamente nobili, dato che il suo sapere ha portato alla morte di innocenti. Un “a cappella” azzeccatissimo e di forte impatto che sa di miseria e disperazione, sincero pentimento. Poi c’è un’inedita Claudia Pandolfi che, con voce alterata, recita su “Inhuman Perfection” la parte di una donna del futuro in fase di mutazione. Un esperimento particolare e convincente, nato dalla ricerca di un’attrice che recitasse un parlato, ed essendo Claudia loro amica la scelta è strata automatica. E riuscita. “The Illogical Consequence” è un disco che a dire dei PF stessi è un omaggio all’uomo. Strano per un lavoro che suona molto elettronico, ma è così. Un disco che celebra la potenza della mente umana, la sua capacità di modificare la realtà e di agire, di vivere; la mente umana imbevuta di sociale, la mente umana come forma di ribellione all’organizzazione flat delle cose, che con le sue fibrillazioni neuroniche riesce a dare impulsi di spirito alla vita. L’uomo come artefice del proprio destino, calato in un contesto storico di input-output. “The Illogical Consequence” è un interessante amalgama di umanità e tecnologia, dotato tra l’altro di spessore e sapore. Non 13 brani intesi come 13 possibili singoli (anche se “Stop Me” funziona davvero bene in radio), bensì un percorso di formazione nei meandri della musica strumentale accompagnata a vocals consistenti. Un percorso dalla notte al giorno, un ritorno alla luce della vita dopo la confusione del buio. La conseguenza illogica, appunto. Elisa Bellintani 6 aprile 2005 |
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 2005 The Illogical Consequence | | |  2003 Non Zero Sumness | | |
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