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OBO |
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FUORI CONTROLLO ARMONICO |
Oshinoko Bunker Orchestra nasce a Firenze nell’anno 2003. Gli Obo sono Vanni Bartolini, chitarre Lorenzo Moretto, batteria e Francesco Fusi, basso, chitarra, voce.
Nuovo progetto per due terzi dei De Glaen, band di rock non troppo ortodosso attiva dalla meta’ degli anni novanta.
Due dischi pubblicati, il primo autoprodotto distribuito da Flying Rec. ( De Glaen 1996 ), il secondo prodotto da Cockney/Sony ( De Glaen 1998 );piu’ di duecento concerti in tutta la penisola e oltre, varie apparizioni tv e radio, la produzione di tre videoclip e di vari remix ( Marco L. Lega e Paolo Favati ) ed un tour insieme allo scrittore bolognese Enrico Brizzi con il progetto Sub-booteo experience ( primavera 1997 ); tutto cio’ rappresenta la storia del gruppo fino all’estate 2000.
Dopo tre anni di silenzio nasce questo nuovo progetto.
Sempre meno ortodosso.
Sempre di rock si tratta.
Sempre di viscerali tensioni si parla.
Rock energico, minimale, nervoso che a tratti si fa psicotico nella ricerca ossessiva di suoni e rumori in ripetizione.
Quasi totale assenza di forme melodiche o almeno riconoscibili come tali....
Sonorita’ intense e mai banali...
Ascoltare per credere.
Il cd è prodotto da Anti Dot e distribuito da Audioglobe.
Da dove proviene il nome? Il nome ha una genesi abbastanza semplice, il bunker e’ il fondo dove suoniamo e dove abbiamo costruito uno studio minimale dove poter registrare, di conseguenza originariamente avevamo deciso di chiamare il gruppo bunker orchestra, poi lorenzo, il batterista ha proposto di aggiungere la parola oshinoko ( sottaceto in giapponese...) per motivi a noi ancora ignoti....suonava bene!!
Da che zona d’Italia provenite? Nati sulle rive dell’Arno nella citta’ di Fiorenza.Per la precisione un terzo d’oltrarno ( parte bianca ) un terzo di campo di marte ( non interessato al calcio storico ) ed un terzo del Girone, a qualche km dalla zona sud della citta’ ( simpatizzante di parte azzurra ).
I vostri pezzi nascono dall’improvvisazione. Quando riuscite a capire di porre fine all’improvvisazione e a pensare che ciò che state facendo sia da “Incidere”. Direi mai...nel senso che non penso che un brano sia mai pronto o compiuto...dopo che l’hai inciso continua comunque a cambiare via via che lo suoni..diventa diverso, lo senti piu’ consapevole..essendo comunque tutto mitigato dalla sensibilita’ di chi lo sta suonando e se lo sente , in maniera diversa ,proprio.....alla fine la registrazione e’ una semplice fotografia di un qualcosa che , a mio avviso, e’ sempre in continua evoluzione...
Nasce e cresce, appunto tutto all’unisono, o a volte parte da un riff, da un pezzo personale di qualcuno. Il processo creativo di una musica e’ sempre difficile e mai descrivibile a pieno....spesso e volentieri un riff rappresenta la scusa di partenza per costruire qualcosa..nel nostro caso abbiamo lavorato a volte su idee gia’ abbastanza precise nella testa di qualcuno, a volte da idee molto vaghe che si rafforzano e acquistano un senso nel momento in cui vengono vissute collettivamente mediante gli strumenti...
Ha delle atmosfere molto forti il vostro cd, è molto “filmico”… è casuale, vi vengono in modo spontaneo o tentate di dare ai pezzi delle atmosfere forti? O magari, addirittura vi ispirate a qualche film? Dire che le nostre musiche sono ispirate a qualche film e’ un po’ una forzatura...direi invece che l’immagine puo’ rappresentare una buona, anzi, ottima suggestione per chi scrive musica....rimane il fatto che ,alla fine, la musica e’ questione di sensibilita’....per cui le atmosfere forti, tese e intense le raggiungi quando chi suona si vive quello che sta facendo in questo modo...quando non e’ cosi’ vuol dire che sei un grande professionista, un grande “tecnico” ma e’ un lato della faccenda che , sinceramente, mi interessa ben poco....mi interessa essere credibile in quello che faccio, come dire , avere la faccia per quello che suono....
Quale credete allora sia il clima “predominante” del cd o che avete cercato di delineare? Penso che tutto il lavoro sia permeato da una viscerale tensione che si avverte sia nei brani piu’ ritmati sia in quelli piu’ cupi...e’ un aspetto del lavoro che mi piace, non lo nascondo, uno degli aspetti che piu’ mi interessa nell’essere musicista in una band...
Che forma aveva l’esperienza con Enrico Brizzi? Chi ha cercato chi? e conoscevate i suoi libri prima? Sì insomma se lo stimavate… Dunque...l’incontro e’ stato casuale...siamo stati messi in contatto per fare una serata di reading con sottofondo rumoristico in un locale estivo fiorentino ( si parla del 1995..)..da li in poi e’ nata una sincera stima reciproca che ci ha portato in maniera molto naturale a collaborare in vari modi...prima una sua apparizione nel disco dei De Glaen del 1996, poi la nascita del progetto Sub-Booteo Experience col quale abbiamo girato la penisola per una ventina di apparizioni live...quel tour dette molta visibilita’ ai De Glaen, sia radiofonica che televisiva che di stampa....
Come considerate il panorama della musica contemporanea indipendente e non? Mi limito a considerare il panorama indipendente perchè se no si dovrebbe parlare molto poco di musica e molto di tecnica, tecnologia, marketing e mestiere...anche se il mondo indipendente non e’ che brilli a trasparenza!!!...ci sono tanti gruppi validi in giro, mi sembra che manchino sempre piu’ gli spazi e che, al di la della famosa crisi generale del settore si tenda troppo, da piu’ parti, a coltivare il proprio orticello a scapito dello scambio e della dinamicita’ delle idee...e questo sia da parte degli “addetti ai lavori” che da parte dei gruppi stessi....
Ne tenete conto , dando forma ai vostri pezzi (anche se non credo)? Del panorama ?? assolutamente no
Chi stimate in questo mondo musicale? Chi continua a crederci, chi continua a pensare alla musica come bisogno di esprimersi e non come forma d’intrattenimento...in generale chi va oltre all’apparenza...
Quali riteniate siano le vostre influenze o quali vi siete accorti che traspaiono nel cd? Le influenze sono diverse e varie in ognuno dei tre componenti....mi piacerebbe che non si sentissero grandi riferimenti nel nostro lavoro ma e’ cosa quasi impossibile perche, anche se non te ne accorgi, qualcosa te lo porti sempre dietro...mi piacerebbe che l’effetto nell’ascolto del cd fosse quello di trattenere il respiro per smollare la tensione alla fine dell’ultima traccia...ma sono pippe da musicisti...nessuno inventa niente...l’importante e’ trasmettere qualcosa..anche solo la voglia di non trasmettere un bel niente!!!
(Paola Andreoni)
(30 Marzo 2005)
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