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EMILIANA TORRINI |
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TENUI RIFLUSSI ONDOSI NEL MARE DEI SENTIMENTI |
Emiliana Torrini è uno degli artisti più affascinanti che si possono incontrare. Carina, garbata, affabile, in continuo movimento interiore, un’aura naturale intorno che però non è semplicità nel senso di non complessità. Emiliana Torrini è davvero una creatura incantevole. Mamma islandese e papà italiano, Emiliana è evanescente ed entusiastica allo stesso tempo. Una ragazza fresca ed una donna interessante, una testa pensante ed un cuore che batte, una persona che sa sognare ma anche divertirsi. Tutto nella stessa persona. Emiliana è artisticamente cambiata molto rispetto al suo debutto datato 2000, “Love In The Time Of Science”; là subiva un certo influsso quasi trip hop, mentre nel suo nuovo disco, “The Fisherman’s Woman”, c’è essenzialità di sentimento, e di realizzazione musicale. Pochi giri di parole. Poco complemento d’arredo sonoro. Ed un brulichio sottostante di emozioni accennate e mai gridate. Abbiamo con molto piacere incontrato Emiliana, e abbiamo anche scoperto cose interessanti sul suo conto … Sei per metà italiana e per metà islandese; un contrasto interessante … in che misura il tuo modo di fare musica risente di questo incontro/scontro di culture? Non saprei … io sono così, non mi sono mai preoccupata di distinguere in me la parte italiana da quella islandese, e non saprei nemmeno come fare. Non credo nemmeno di poter incastrare gli aspetti del mio carattere nei cliché di passionalità italiana o fascino nordico. Insomma, non mi è proprio possibile scindermi per spiegarmi. Cosa conosci della musica italiana? A dire il vero non molto, direi praticamente nulla. Mio padre non mi ha mai introdotto all’overdose di musica del suo Paese, sono cresciuta ascoltando altre cose, tanto jazz. Di italiano conosco solo quella canzone che fa “Gente di mare che se ne va”. Non so nemmeno parlarlo poi … E cosa ne pensi del successo degli artisti islandesi all’estero? E’ come se tutti avessero in comune quel tocco leggero che crea atmosfere particolari, quasi da favola … Sono orgogliosa del fatto che la musica islandese venga apprezzata all’estero. Artisti come Bjork, Sigur Ros, Mùm sono impareggiabili, ognuno con un proprio stile riconoscibile. L’unica cosa che mi rammarica è che all’estero si è creato questo luogo comune della musica islandese come qualcosa di inafferrabile, fumoso, quasi da sogno, mentre anche da noi c’è di tutto come generi. Sembrerà incredibile magari per voi sapere che in Islanda ci sono anche punk, rappers e DJ! Sei stata lontana dalle scene per quasi 5 anni. “Love In The Time Of Science” è del 2000. Cosa è successo nel frattempo?
Tante cose, intendo alla mia vita privata. Cose importanti che mi hanno assorbita totalmente. E poi non credo si debba per forza farsi sentire a scadenze determinate, solo per dire “ehi, io ci sono ancora”. Non ero pronta per dire le cose che ora, in “The Fisherman’s Woman”, sono riuscita finalmente a dire. Bisogna darsi tempo. Lungo tutto “The Fisherman’s Woman” striscia la tematica della perdita. Perdita di affetti, di momenti, di ricordi, di colori, di odori, di persone. Come mai questa precisa direzione emotiva del disco? Perché ho sofferto la perdita in prima persona, ma non voglio parlarne. La persona che ho perso era la più importante della mia vita. E’ una cosa che mi ha segnato profondamente, che mi ha fatto riflettere molto, che ha occupato gran parte del mio tempo e dei miei pensieri. E la musica mi ha concretamente aiutato a superare il periodo, ad accusare il colpo. La musica è stata al tempo stesso una terapia del dolore e anche un incentivo a ricominciare. Chi è la “donna del pescatore”? Sono io. Tempo fa osservavo questa signora islandese che aspettava per mesi il ritorno del suo uomo, un pescatore; mi ha molto colpito la sua forza, la sua determinazione, e la sua silenziosa attesa; la vedevo guardare alla finestra verso il mare, e le si potevano leggere negli occhi oceani di emozione, anche se lei non diceva niente. E così ho pensato di scrivere “The Fisherman’s Woman”, metaforizzando la perdita di una persona cara con quest’idea dell’attesa lunga e snervante quale quella della donna del pescatore; pensare che forse un giorno questa persona sarebbe tornata dopo mesi di assenza mi ha aiutato a superare il dolore. E da lì è nata l’idea di un disco centrato sulla mancanza. E l’evoluzione del suono? Hai tolto molto, rispetto al primo album … E’ vero, ho spogliato la mia musica di quasi tutto! Sono rimaste la voce e poco altro, chitarra, pianoforte, a volte l’organo. Era il modo ideale per esprimere quello che sentivo, questo. Essenziale, delicato, morbido, l’attenzione volevo che cadesse tutta sulle parole. Sono io che mi confido, non io che faccio rumore. “The Fisherman’s Woman” è un disco intimo e raffinato, che parla esclusivamente di te. La cosa colpisce, e in positivo, considerato che ultimamente molti artisti sembrano più politici che musicisti. Cosa ne pensi in proposito? Rispetto le loro scelte, ma non è il mio genere. Ammetto che è giusto attirare l’attenzione su problematiche importanti, quando sei nella posizione di poterlo fare coinvolgendo il pubblico che ti conosce, però io, in questo momento, preferisco tenere per me quello che penso. Hai poi scritto due pezzi un po’ fuori dal tuo genere: “Slow” per Kylie Minogue e “Gollum’s Song” per la colonna sonora de “Il Signore degli Anelli – Le Due Torri”. Come ti sei sentita ad avere queste opportunità tra le mani?
Vedi, passi un sacco di tempo in studio di registrazione concentrato sul tuo lavoro e dopo un po’ , ti assicuro, impazzisci. Hai bisogno di distrarti. Io poi non sono una che si chiude in studio e non esce più, però per spezzare mi è venuta voglia di provare a fare qualcosa di diverso. Ho scritto “Slow”, un pezzo sensuale e per divertirsi, a Kylie è piaciuto e se lo è preso. “Il Signore degli Anelli” l’ho visto al cinema, e mi sono sempre detta: sarebbe splendido recitare in un film del genere! Recitare non è la mia, però sono stata contattata da chi curava la colonna sonora de “Le Due Torri”, che mi ha chiesto di scrivere un pezzo per Gollum; non me lo sono fatta dire due volte! Sono state due esperienza divertenti, perché mi hanno dato l’opportunità di misurarmi – e con piacere! – con qualcosa che va al di là del mio genere, quello che si ritrova nei dischi. E aspettatevi ancora colpi di testa come questi, da me!
Elisa Bellintani (01 marzo 2005) |
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 2005 The Fisherman’s Woman | | |  2000 Love In The Time Of Science | | |
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