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DOVES |
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IL SUONO DELLE PULSAZIONI URBANE….DOVES |
Se i primi due album dei Doves, “Lost Souls” e “The Last Broadcast”, davano l'idea di essere stati concepiti nelle aperte e vaste pianure di Glastonbury, ogni numero un fotogramma della sconfinata campagna o del mare toonante, il loro terzo album, “Some Cities”, dipinge immagini completamente diverse. In alcuni punti è aggressivo e urbano, suona come una folle corsa notturna in automobile attraverso il cuore pulsante di una città industriale (in particolar modo nel primo singolo, “Black And White Town”, che ha la carica di un turbo). In altri casi è come la colonna sonora perduta di uno sceneggiato anni sessanta (Someday Soon, Shadows Of Salford). “Some Cities” poteva nascere solo nel nord dell'Inghilterra come creatura di una band piena di energia come i Doves. E' anche il sound di un gruppo nella sua fase di massima rilassatezza e sicurezza, in grande forma e sintonia. “Some Cities” arriva a quasi tre anni da “The Last Broadcast”. Pensato come disco più breve e più forte dei suoi due predecessori, l'album è stato scritto principalmente durante vacanze e soggiorni nei cottage in giro per il Regno Unito (Snowdonia, Darlington e Youlgreave nel Distretto dei Picchi) e registrato con Ben Hillier (produttore di “Think Tank” dei Blur e “Cast Of Thousands” di Elbow) a Liverpool, Brixton e Loch Ness. Ispirato inizialmente dallo "choc e dall'eccitazione nel vedere Manchester cambiata ad ogni loro ritorno da un tour" (Jimi) e, musicalmente, almeno in parte, dal breve album intermedio DJing hobby, con il quale la band si è mossa di città in città suonando una selezione fieramente squinternata di Northern Soul ed acid house. Il nuovo set è un disco pervaso da questi stili musicali, pur senza esserne travolto, dove ciascuno conferisce il suo particolare ritmo metronomico alle canzoni (soprattutto in "Black & White Town" e "Almost Forgot Myself"). Nel complesso, il disco rende ciò che la band intendeva ottenere nell'evocare il cambiamento di aspetto dell'Inghilterra del Nord - nella musica si può percepire il putridume che scorre nel centro cittadino, e in nessun brano così intensamente come nell'omologo “Some Cities” con il suo portentoso rullo di tamburi che suona come un pesante macchinario in fase di smantellamento (e una melodia alla chitarra che potrebbe facilmente ricordare Fall); “Shadows Of Salford” fa pensare a una ninnananna spettrale che soffia sulle orecchie dell'ascoltatore mentre cammina nelle stesse strade notturne mentre “One Of These Days” e “Sky Starts Falling” si fanno avanti allegramente a velocità mozzafiato. Someday Soon potrebbe essere il polveroso nastro master dalla colonna sonora di un film realistico di Rita Tushingham o Tom Courtney, fatto di sole chitarre acustiche che danzano attorno a percussioni a tempo di valzer e un flauto autenticamente celestiale. La traccia finale “Ambition” evoca niente di meno che i Velvet Underground mentre suonano dal vivo a Heaven, ed è come guardare il sorgere del sole dalla finestra di un decimo piano in mezzo alla città nel momento in cui la città inizia a brulicare laggiù in fondo. Gli unici momenti in cui la musica prende le distanze dalla città sono "The Storm", un pezzo per piano e orchestra potente e trascinante che suona un poco come “Hot Buttered Soul” inciso in condizioni meteorologiche estreme in cima ai monti Pennini (Jimi ne parla come della musica di “un'orchestra imponente trasmessa su radio transistor") e la dolce e monumentale Snowden, una canzone scritta proprio all'ombra della bellissima e alta montagna che porta questo nome, oltre che - ovviamente - da essa ispirata. “Some Cities” è il disco dei Doves più conciso, brutale, emozionante, bello, implacabile, solido e brillante mai scritto fino ad oggi. “Some Cities” - tracklist: 1. Some Cities, 2. Black And White Town, 3. Almost Forgot Myself, 4. Snowden, 5. The Storm, 6. Walk In Fire, 7. One Of These Days, 8. Someday Soon, 9. Shadows Of Salford, 10. Sky Starts Falling, 11. Ambition. Doves ecard clicca qui
Guarda l’intervista dei Doves Carlo Cassani (16 febbraio 2005) |
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