L’hip-hop europeo sta diventando sempre più influente nella scena musicale mondiale; in questa battaglia Francia ed Inghilterra sono sicuramente in prima fila. Uno dei personaggi che ha aperto la strada a diversi artisti hip-hop made in uk, come Dizzee Rascal e The Streets, è il talento londinese Roots Manuva. Rodney Smith, in arte Roots Manuva, è nato a Stockwell nel sud di Londra; il suo amore per la musica nasce da bambino quando, durante una passeggiata con la madre, sentì provenire da un garage “un suono di basso ricco e suadente. Sembrava essere un suono di basso ‘vitale’, non uno di quelli che fanno male alle orecchie che si sentono ad alcuni concerti.” come lo descrive Rodney stesso, sul suo sito ufficiale rootsmanuva.co.uk . Grazie a questa esperienza, Rodney diventerà un gran cultore del suono di basso. Prima di scrivere “Witness (1 Hope)”, eletto “pezzo rap inglese più bello di sempre” dal giornale specializzato britannico “Hip-Hop connection”, Roots ha dovuto fare un sacco di gavetta. Dopo qualche anno di militanza nell’underground inglese, finalmente nel ’94 pubblicò il suo primo singolo “Queen’s Head” insieme alla leggenda vivente dell’Hip-Hop d’oltre manica, Black Twang. Pubblicò altri quattro singoli, che gli diedero una popolarità limitata ai cultori del genere, ma Roots non riuscì ad affermarsi come artista hip-hop. Nel ’95 il giornalista specializzato Will Ashton fondò la Big Dada, etichetta hip-hop legata alla Ninja Tune, e, conoscendo e apprezzando il talento di Roots, lo chiamò per farsi dare un singolo da pubblicare; Rodney, però, avrebbe accettato il contratto solo se includeva la possibilità di pubblicare un album. Nel’98 uscì, su etichetta Big Dada, “Brand New Second Hand”, il primo album di Roots Manuva che ricevette un Mobo Award come “album dell’anno” e arrivò a vendere 50.000 copie; ottimi risultati, che Roots riuscì a superare con il suo secondo album, pubblicato nel 2001, “Run Come Save Me”. Lanciato dal singolo “Witness (1 Hope)” (che è accompagnato da un video bellissimo; uno degli esempi di Low-Budget più divertenti di sempre) il secondo Lp arrivò a vendere oltre 100.000 copie ed entrò a far parte delle nomination per il “Mercury Prize”. Roots Manuva ha mischiato il dub, il reggae, il funk all’hip-hop, creando un album originale, intelligente che però non dimentica le sue origini; il basso. “Run Come Save Me” contiene riflessioni sulla società, sulla religione, ma rimane un disco da ballare; tutte le canzoni del disco sono belle, piene di personalità, ma il capolavoro rimane “Witness (1 Hope)”, che ha un incedere strano, un ritmo sghembo che costringe al movimento, ed un testo che ironizza, fra le altre cose, sulla società del “fitness”. I meccanismi dell’industria discografica lasciarono Rodney un po’ scosso e la creazione di “Awfully Deep” ne ha risentito. Il nuovo album di Roots Manuva, in uscita in questi giorni, è il più introspettivo dei tre, pieno di creatività e di intelligenza, senza, come sempre, dimenticare la pista da ballo; Roots, ha lasciato alle spalle le pressioni discografiche, non è più preoccupato dal fatto di dover scrivere un “singolo per le radio” o di non averlo scritto, ma si definisce come “uno di quei pianisti al ristorante che suonano perché amano il loro strumento e non gli importa se nessuno li sta ascoltando”. Oliver Dawson |