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ROBERTO KUNSTLER |
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ROBERTO KUNSTLER ... PICCOLI, PREZIOSI PAESAGGI SONORI |
Se c’è una cosa che colpisce del percorso artistico di Roberto Kunstler, quella è la passione. L’amore smisurato per la musica, unito ad un’inossidabile tenacia nel ribadire le proprie scelte senza ripensamenti e senza fretta; lentamente, assaporando la verità di ogni propria esternazione in forma di musica, sicuro che quella da lui intrapresa è la via giusta. Il talento si fa inevitabilmente conoscere, prima o poi, e Roberto Kunstler ha dimostrato di averne, di talento. Che non è genio sbandierato e urlato ai quattro venti, piuttosto è un tocco delicato e costante che non lascia nessuno indifferente. Kunstler ha la capacità straordinaria di emozionare sussurrando all’orecchio, senza tanti giri di parole e senza tanti abbindolamenti inutili e fuorvianti. Genuinità, semplicità e passione. Tanta, tanta passione. Roberto Kunstler è noto a tutti come affezionato collaboratore di Sergio Cammariere, ma Roberto non è uno che lavora “per” Sergio, ma uno che lavora “con” Sergio. La storia di Roberto parte da molto più lontano, dalla fine degli anni ’70, quando si accorge di essere innamorato senza appello della musica. Una presenza discreta ma di profonda sensibilità, che ha lasciato segni tangibili nei suoi 4 album, “Gente Comune” (1985), “Mamma, Pilato Non Mi Vuole Più” (1989), “Eclettico Ecclesiastico” (1991) e “Kunstler” (2004), intervallati gli ultimi due da una fittissima collaborazione con il pianista Sergio Cammariere, tra gli altri. Abbiamo fortemente voluto perciò incontrare Roberto in occasione dell’uscita del suo ultimo album, “Kunstler”, perché personalità come la sua incuriosiscono di rispetto ed ammirazione. Sono passati più di 10 anni dall’ultimo tuo disco. Come mai hai lasciato passare tanto tempo? Cosa è cambiato? La verità è che se fosse stato per me sarebbe passato molto meno; non c’era interesse nei miei confronti da parte delle case discografiche, nessuno sembrava voler scommettere su di me e sulla mia musica, mi dicevano che c’erano altri rilanci da curare prima di me. Devo ringraziare invece la gente, le persone che non hanno mai smesso di volermi bene, e che hanno contribuito a farmi ritornare sulla scena della pubblicazione. “Kunstler” è l’ultima tappa dell’evoluzione costante del mio percorso artistico, ho sempre cercato di migliorarmi ma restando fedele a me stesso e alle mie convinzioni; sono 20 anni che faccio la stessa musica e ne sono orgoglioso, e in questo disco credo si senta molto la maturità da me raggiunta. Come nasce una canzone, un’emozione, di Roberto Kunstler? Non me la vado a cercare, è lei che viene a cercare me. Senti qualcosa dentro che vuole prendere forma e uscire, io è dai tempi del liceo che lascio fluire i miei sentimenti e le mie sensazioni e li faccio diventare musica. E’ la mia forma di espressione, ed è lei che arriva senza che la chiami; a questo richiamo naturale seguono poi le pennellate per far venire alla luce i paesaggi sonori dell’anima. Il tuo rapporto lavorativo con Sergio Cammariere è iniziato nel 1992, con la pubblicazione dell’album “I Ricordi e le Persone”. Come vi siete conosciuti? Come siete riusciti per così tanto tempo a rimanere uniti? Io e Sergio ci siamo rincontrati nel 1992, ma ci conoscevamo da molto più tempo. 10 anni prima eravamo stati presentati da un nostro amico comune di Crotone, poi ci eravamo persi di vista; questo nostro amico parlava sempre in termini entusiastici di uno all’altro, e poi come nomi dell’ambiente ci conoscevamo, lui con il suo pianoforte e io con la mia chitarra. Ci siamo rivisti a Roma, Sergio è venuto nel mio studio a registrare il suo disco e lì si è immediatamente creata una sinergia incredibile, uno di quei colpi di fulmine artistici che poi diventano amore incondizionato. Si è litigato nel corso del tempo, certo, però non c’è mai stato un momento di stanca, e non c’è nemmeno adesso. Lavorare con Sergio è una cosa bellissima. Oltre a Sergio, c’è qualcuno ad oggi con il quale collaboreresti volentieri? Ti dirò, no. Sono fedele a Sergio nel senso che con lui non mi manca nulla, e poi ora voglio concentrarmi sul ritrovare e mostrare a tutti Roberto Kunstler artista in solo, ora desidero dedicarmi a me perché sento che è il mio momento ispirato. Con Sergio poi mi sono trovato in una situazione artistica ideale, che ha soddisfatto e completato ogni mia esigenza: lavorare con lui è un po’ come suonare in un gruppo, quindi hai la dimensione della compagnia, del confronto, ed essendo un artista al pari suo sono comunque riuscito a mantenere la mia dimensione di individuo. Ora ho bisogno di riequilibrare la mia posizione di artista, ma resto sempre orgoglioso quando grandi interpreti prendono la mia musica e la fanno speciale, come ha fatto Ornella Vanoni con “L’Azzurro Immenso”. Pronto a ripartire con i live? Le esibizioni dal vivo sono sempre state importantissime per me, avere contatto con il pubblico, vedere con i tuoi occhi quanto tu lo riesca a colpire. Sono 10 anni che non suono dal vivo, ed anche questo mi ha molto frenato dal pubblicare nuovo materiale, perché non avevo un riscontro oggettivo sulla mia musica. Ora sono pronto più che mai a tornare nel circuito dei concerti, e non vedo l’ora! Elisa Bellintani 25 gennaio 2005 |
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TUTTO SU ROBERTO KUNSTLER |
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 2004 Kunstler | | |  1993 I Ricordi e le Persone | | |  1991 Eclettico Ecclesiastico | | |  1989 Mamma, Pilato Non Mi Vuole Più | | |  1985 Gente Comune | | |
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