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DE LA SOUL |
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DE LA SOUL ... UN GRANDE RITORNO PER RIMETTERSI IN GIOCO |
DE LA SOUL
One, Two, Three
Dopo quattro anni di assenza i De La Soul (Posdnuos, Trugoy e Maseo) fanno il loro ritorno con l’album “The Grind Date”, il settimo della loro discografia, nonché il primo per la nuova etichetta Sanctuary Urban Records di Matthew Knowles, papà di una certa Beyoncé... Sono successe parecchie cose dal vostro ultimo album “AOI: Bionix”... Posdnuos: In effetti abbiamo lasciato la nostra etichetta (Tommy Boy - nda), soprattutto perché al momento di pubblicare il nostro singolo “Baby phat”, questa si trovava nel bel mezzo di un ciclone finanziario e stavamo così per perdere tutti i nostri diritti d’autore e i nostri master, come quelli dei Naughty By Nature e di Queen Latifah. Sono stati persi qualcosa come 40 milioni di dollari e per il boss della Tommy Boy, Tom Silverman, l’unica via di uscita era quindi quella di vendere i master dei dischi. Alla fine, tutti i soldi previsti per la promozione del nostro secondo volume “AOI” (Art Official Intelligence - nda) sono andati in fumo. Quel disco ne ha risentito parecchio dal momento che non abbiamo avuto la possibilità di pubblicare un secondo singolo. Avete lasciato la Tommy Boy dopo undici anni. È stato duro abbandonare la label che vi ha in un certo senso aiutato a capire il business? P.: È stato difficile ma allo stesso tempo tranquillo, anche perché i nostri rapporti erano diventati un po’ strani... Erano meno presenti, non davano più il massimo per noi; rimangono comunque un’etichetta incredibile che ci ha permesso di portare la nostra musica fino a un certo livello. E poi non ci sono mai state interferenze da parte loro nel nostro lavoro. Ci sarà sempre il più grande rispetto nei loro confronti, anche se eravamo felici di andare da un’altra parte.
Siete il primo gruppo ad aver firmato per la neonata Sanctuary Urban Records. È per voi una motivazione in più? P.: Iniziamo insieme questa nuova avventura, abbiamo quindi tutti da guadagnarci. È come un bimbo che deve crescere, gli sforzi sono di tutti, ma ci piace questa cosa e siamo tutti molto motivati. Credo che ci sia una certa intesa sugli obiettivi reciproci, nostri e dell’etichetta. Poi, sanno che il controllo della nostra immagine e della nostra musica rimarrà sempre nostro, era una delle condizioni fondamentali per farci firmare. Il vostro nuovo lavoro si intitola “The Grind Date”. Che fine ha fatto invece il volume di AOI dedicato ai DJ? P.: Avevamo già registrato alcuni brani per questo terzo capitolo e ci stiamo ancora lavorando. Ma nessuna delle etichette interessate a prenderci era interessata a pubblicare un disco di DJing! È un disco molto eccitante, ne siamo convinti, ma poco adatto per una prima uscita con una nuova casa discografica.
Andrete presto in tour, una cosa da sempre molto importante per voi. P.: Quando siamo in giro, per noi è come sentirsi a casa, a New York. Viaggiando, sentiamo in noi una forte ispirazione. Incontrare nuovi musicisti, nuovi DJ o semplicemente dei breaker, può regalarti tante idee per scrivere un pezzo. Alcuni gruppi partono in tour solo quando si rendono conto che le vendite dei loro dischi non vanno bene. Noi facciamo il contrario, ci piace andare incontro al nostro pubblico.
Cosa significa oggi per voi essere nelle “top list” delle radio e delle riviste specializzate? P.: Fino alla fine dei tempi, la buona musica vincerà sempre. Anche se all’epoca di “3 feet...” abbiamo avuto un sacco di copertine, non abbiamo mai calcolato queste cose. Detto questo, se ci mettete in copertina di Groove sarebbe bello, anche se avere un articolo nella rivista va bene comunque. Stiamo facendo promozione e la gente deve sapere che c’è un nostro nuovo disco nei negozi. E poi avere una copertina non significa poi che tutti per strada abbiano una notevole stima di te. La gente continua a farci i complimenti, sia i vecchi fan dei tempi di “3 feet...” che quelli più giovani che ci hanno scoperti con “Stake Is High”. È bello avere il rispetto di personaggi come Fifty o Jadakiss, ragazzi che ci seguono da anni con la nostra musica. È un onore per noi.
Trugoy: Quello che ci distingue probabilmente da molte altre crew è la nostra volontà di rimanere noi stessi, ma anche e soprattutto il volere comunque differenziarci. Agli inizi, eravamo fan di Rakim e Kool G Rap, ma sapevamo che mancava un certo tocco al movimento hip hop e che lo avremo dato noi, una volta venuto il nostro turno. Non abbiamo mai lavorato in funzione delle ultime tendenze, abbiamo un nostro stile che, nonostante sia evoluto con il tempo, rimane comunque molto personale. Siete apparsi in un remix dei NERD assieme a Q-Tip e Mos Def. Vuole forse essere l’annuncio di un ritorno dei Native Tongues? P.: Onestamente no. Quel remix era soprattutto un sogno di Pharrell dei Neptunes, da sempre un grande fan dei Native Tongues. Ci ha riuniti lui. Oggi, ognuno degli artisti o gruppi di questa famiglia, ha preso strade diverse, ma siamo sempre contenti di avere in noi quest’amicizia. Non abbiamo mai fatto la cosa opposta, ovvero riunirci per avere successo, come hanno fatto i Wu Tang Clan oppure Roc-A-Fella, senza mancare comunque loro di rispetto. Con i Native Tongues facevamo dell’hip hop senza secondi fini, c’erano anche MC Lyte e piano piano Jungle Brothers e ATCQ ne sono diventati il nocciolo duro. Non facciamo dei dischi insieme, ma siamo tutti presenti oggi con lo stesso spirito.
Daniel C. Marcoccia ... (continua su Groove n.11) E a proposito di Groove, vi ricordiamo che da questo numero l’appuntamento con il meglio della musica hip hop, r&b e reggae si fa mensile.
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TUTTO SU DE LA SOUL |
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 2004 Grind Date | | |  2001 AOI Bionix | | |  2000 AOI Mosaic Thump | | |  1996 Stakes Is High | | |  1993 Buhloone Mindstate | | |
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1991 De La Soul Is Dead
1989 3 Feet High and Rising |
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