Fermi tutti! Stiamo per presentarvi il New Act più cool di questo inizio 2005, una delle rockband – che guarda caso vengono dall’Inghilterra (ma che fanno in Gran Bretagna, li fabbricano i musicisti?!?) – di cui molto probabilmente vi innamorerete perdutamente: i Bloc Party.
NME ne parla e straparla da un po’ – vero anche che NME parla e straparla di qualunque cosa sia made in UK, a prescindere – quindi a noi è parso più che doveroso dare un’ascoltata a quello che viene dipinto come il nuovo fenomeno rock inglese.
Chi adora le etichette non esita a definirli art-rock, chi adora le novità non esita a definirli la cosa migliore mai sentita dopo i Franz Ferdinand, chi adora il rock non esita a definirli geniali. Quanto c’è di vero in tutto questo? Abbiamo messo orecchio e dobbiamo riconoscere che di carne al fuoco ce n’è davvero tanta, e qui non si tratta di solo fumo negli occhi. E a proposito degli onnipresenti e pluriosannati FF, Kele Okereke, il cantante dei Bloc Party, aveva mandato un po’ di tempo fa un’e-mail ad Alex Kapranos, esprimendo tutta la sua ammirazione per il quartetto scozzese, ed Alex, colpito da Kele, aveva invitato i Bloc Party a fare loro da supporter ad un concerto all’Electrowerkz di Londra, il 24 ottobre 2003; e si sa, quello che toccano i FF diventa oro.
I Bloc Party sono Kele, Russell Lissack (chitarra), Gordon Moakes (basso) e Matt Tong (batteria); il progetto originale dei Bloc Party viene da Kele e Gordon, che si sono incontrati al Festival di Reading nel 1999 e da lì hanno deciso di mettere su un gruppo. Pubblicano su NME un annuncio richiedendo urgentemente un bassista, disposto a collaborare al concept di un gruppo che frullasse Joy Division, Sonic Youth, Pixies e DJ Shadow. Mica roba da tutti. Gordon accetta la sfida, e dopo poco si stabilizza la presenza anche di Matt, il nono batterista dei Bloc Party. Il 2004 è l’anno che li vede cominciare a sfornare singoli, per la Wichita Recordings, l’etichetta indie dalle grandi idee. E l’acclamazione è totale.
Prendono di brutto, non ce n’è. Era una vita che non si sentivano basi ritmiche dal piglio immediato come le loro, e una voce così suggestiva e pulita come quella di Kele, per non parlare dei giri di chitarra. Geniali. Chi lo dice ha assolutamente ragione. Ti strattonano fino al punto di massima estensione muscolare, e non mollano nemmeno un attimo la presa.
“Banquet”, il singolo che sta facendo gridare al miracolo anche al di fuori della Gran Bretagna, è una delle canzoni più grintose e allo stesso tempo ovattate mai sentite; ascoltatela una volta e non la dimenticherete più. Stessa cosa con ”Helicopter”, flusso di coscienza che scatta, strappa, spinge alla massima velocità, da vertigine. E poi “Little Thoughts”, meno forte come impatto, ma ti incanala in un tunnel infinito dal quale scordati pure di riuscire ad uscire. Tensione, energia, tormento. Terremoto. Dipendenza. Descrivere cosa riescono a farti dentro i Bloc Party non renderà mai abbastanza, bisogna solo ascoltare per capire.
Ah, dimenticavamo. Mica che i Bloc Party abbiano già fatto un album, no no; siamo ancora al “Bloc Party EP”. Si attende febbrilmente a giorni l’uscita del disco d’esordio “Silent Alarm” (registrato a Copenaghen), e se le premesse sono queste … siamo più che certi che passeremo gennaio, febbraio, marzo e pure molto di più a leccarci i baffi ed ingozzarci di Bloc Party!
Elisa Bellintani 13 gennaio 2005
|