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ANGELA MCCLUSKEY |
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L’INTENSA E FASCINOSA VOCE DI...ANGELA MCCLUSKEY |
"The Things We Do" Angela McCluskey arriva da Glasgow, Scozia, una città deliziosa e spaventosa dove non riceve troppi incoraggiamenti per diventare una cantante. “Cantavo per poter stare alzata fino a tardi,” dice l’artista “cantavo 'Summertime' o qualcos’altro e poi la mia famiglia mi cacciava a letto. Cantare non è considerato un granchè dalle mie parti, quindi nessuno ti dice: “Sai che dovresti fare la cantante da grande?”
Cresciuta in questo modo, Angela va a Londra a lavorare in pubblicità. Ma la sua vocazione non la lascia in pace. "Ogni tanto cantavo nei gruppi di alcuni amici, ma fare la cantante era l’ultima cosa che mi sarei sognata” ha confessato. “Eppure era ciò che ho sempre voluto fare – mi immaginavo a cantare jazz a cinquant’anni o cose di quel tipo. E poi mi sono sentita schiacciata dalla sensazione insopportabile di non fare ciò che davvero volevo. Vedevo realizzarsi i sogni degli altri, mentre io non esprimevo mai davvero me stessa.” Così, nel 1999, Angela parte per Hollywood.
Dalla scozia via Londra nella patria dello spettacolo: Los Angeles, la ‘città degli angeli’ tappa obbligata per chi vuole diventare artista….
"...quando sono arrivata in America, invece di presentarmi come press agent, dicevo “sono una cantante”. E il Sogno Americano si è letteralmente avverato. Cioé, ho dovuto sgobbare, mettere insieme uno show e fare un sacco di cose, ma da queste parti ti senti dire “sì” molto più spesso che “no”. La gente ti chiede: “ne sei davvero capace? Ok, vediamo” piuttosto che “Ma cresci, trovati un vero lavoro” com’è tipico in Scozia.
Dicono di lei “la voce impressionante di Angela McCluskey ti farà ricordare la prima volta che hai sentito Miles soffiare nella sua tromba o Billie cantare il suo blues” (Hits Magazine).
Io l’ho conosciuta a New York. Mentre la guardavo dietro ad occhialoni scuri e ad un microfono, mi rendevo conto che ero di fronte a qualcosa di concreto e reale in un’industria piena di mezze verità. Abbiamo discusso di fare un album fin dal primo incontro. Un sacco di persone, per la verità, hanno parlato di fare “il disco di Angela”, solo che io ci sono arrivato per primo. E’ stato solo quando è arrivata a New York nel 2001 che l’idea di lavorare insieme è apparsa vagamente concretizzabile, ma ci è voluto altro tempo: eravamo entrambe presi dai nostri progetti, fino a che, ad un certo punto, ci è venuto in mente che dovevamo semplicemente farlo. Io avevo uno studio a NYC ed un altro posto in Svezia; potevamo lavorare indisturbati senza scadenze. Ed è ciò che abbiamo fatto. Il disco è stato scritto e registrato tra Manhattan e la Svezia. Le prime registrazioni sono state scritte e prodotte molto velocemente, senza alcuna reale attenzione per gli aspetti tecnici di un disco vero e proprio. Tuttavia, i tizi della Manhattan Records hanno avuto la lungimiranza di prendersi l’album nella sua forma grezza e non finita. Poi noi abbiamo passato un sacco di tempo a New York a sistemarlo. Ma sostanzialmente è rimasto ciò che era uscito nella sua prima forma, qualcosa che proveniva direttamente dal mondo dei nostri sogni. È un disco sul sesso, la morte, la goia, la paura e la bellezza, interpretate da una voce di rara intensità. Con queste parole Nathan Larson, produttore del set, ha spiegato la genesi di questo progetto d’esordio rock-soul di Angela McCluskey intitolato “The Things We Do”. La storia Nel 1992 mette su una band, i Wild Colonials. Il gruppo richiama velocemente l’attenzione a livello nazionale e nel giro di un anno passano dal pub irlandese ‘Cafe Beckett’ all’aria rarefatta della sede principale della Geffen Records. Ne seguono due dischi (“Fruit of Life” nel 1994 e “This Can’t Be Life”nel 1996) e molti tour. In questo periodo Angela trova anche il tempo di prestare la sua voce a numerose colonne sonore, tra gli altri porgetti, e di lavorare con un certo numero di artisti eccentrici tra cui Dr. John, Cyndi Lauper, Deep Forest, Joe Henry, The The’s, Matt Johnson, e Triptych. Di recente è stata la collaboratrice che ha segnato la svolta del gruppo francese Telepopmusik, con cui ha ottenuto un enorme successo grazie alla hit dance “Breathe”, utilizzato tra l’altro per uno spot Mitsubishi. Clicca qui e ascolta alcuni brani di “The Things We Do” Carlo Cassani
(05 dicembre 2004)
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2004 The Things We Do | | |
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