Kasabian. Cosa vi viene in mente leggendo questo nome? Sì, certo, c’entra ovviamente “quella” Linda Kasabian, la ragazza che nel 1970 con la sua testimonianza fece condannare Charlie Manson per la strage in cui morì tra gli altri anche l’allora moglie del regista Roman Polanski, Sharon Tate. Ma non è di quella Kasabian che vogliamo parlarvi oggi.
C’è un gruppo oggi che, furbetto furbetto, si è appropriato di un nome di quella purtroppo nota vicenda e che rischia di assestarsi tra gli esordi più brillanti di tutto il 2004. Trattasi dei Kasabian, 4 ragazzi di Leicester capitanati da Tom Meighan, che ripropongono in maniera impeccabile quello strepitoso fenomeno rock che è stato il Rave n’Roll (Stone Roses e Charlatans vi dicono qualcosa?), presentando al pubblico un disco da non perdere assolutamente, “Kasabian”.
Contestualizziamo il tutto. Siamo in pieni anni ’90 a Leicester. Che si può fare in una cittadina inglese come questa in alternativa a pub, birra, calcio? Andare ai rave, e lasciarsi andare al ritmo dell’hardcore, quella musica che fonde la house con l’hip hop e una sensibilità tutta dark. E da qui nascono tutti dei nuovi generi musicali contaminati dall’hardcore; e i Kasabian crescono influenzati pesantemente dall’electrorock.
I Kasabian nascono innanzitutto come un gruppo di 4 amici: Tom, Sergio Pizzorno, Chris Edwards e Christopher Karloff sono uniti dall’amicizia, oltre che dalla passione per la musica. E passione è proprio la parola chiave per capire i Kasabian, perché estremamente passionale e viscerale è quello che fanno. Gli anni del Brit Pop li convincono a formare una band, ma è grazie all’hardcore che i 4 investono nell’acquisto di un computer e cominciano a giocarci campionando e rimasterizzando a modo loro il rock. Perché il rock è stato grande, e vale la pena accostarcisi, no? Senza dimenticare però l’innovazione, quindi proponendo del nuovo.
Il passo successivo è stato la scelta del nome per il gruppo, Kasabian. Oltre alla già citata Linda Kasabian, da notare che in armeno questa parola vuol dire “macellaio”, altra coincidenza appropriata per questa band che tagliuzza ed incolla a destra e a manca per creare del nuovo dal vecchio.
Momento fondamentale per l’evoluzione dei Kasabian è la scoperta della location ideale in cui fare musica. I 4 si esibiscono ad un party provato in una fattoria di Rutland, a 30 miglia di campagna fuori da Leicester; si innamorano del posto, fanno amicizia col figlio del fattore e si stabiliscono nel vecchio mulino di famiglia, assieme a tutta la loro strumentazione. E qui, aiutati da un’acustica tutta particolare e dalla mancanza di distrazioni, i Kasabian si mettono a fare musica. A modo loro.
Macinando quello che conoscono ed amano (Rolling Stones, Beatles, The Doors, Motown, hardcore, Brit Pop, Pink Floyd, Ennio Morricone, The Supremes, BriAN Eno, Eminem, Air, Joy Division), metabolizzandolo e risputandolo fuori come se fosse nuovo e mai sentito. Con un unico fil rouge: passione e vita, adrenalina ed energia. Travolgente. Perché la musica inglese ha bisogno di un piccolo ed eufemistico calcetto nelle chiappe, e i Kasabian sono lì pronti col piede a sferrarlo.
Che dire. Non vi resta che provarli! Se siete in cerca di emozioni forti le avete trovate!
Elisa Bellintani 4 novembre 2004
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