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GABIN GABIN ... TUTTA LA LIBERTA' DI CAMBIARE SOUND!
GABIN ... TUTTA LA LIBERTA' DI CAMBIARE SOUND!
A quasi due anni di distanza dall’omonimo album di esordio, i Gabin tornano con un nuovo scintillante lavoro, “Mr Freedom”.
Un album che segna un deciso cambiamento nella direzione del suono, che dal gioco divertente di “Doo Wap Doo Wap” passano alla maturità raffinata del soul, grazie all’apporto di personalità forti come Dee Dee Bridgewater, e del rock, ben rappresentato da Edwyn Collins. Un album che è una scommessa. Che con la critica i Gabin hanno già vinto.

Abbiamo incontrato Massimo Bottini e Filippo Clary per saperne di più su “Mr Freedom”.


Tanto per cominciare … il vostro nome ha qualcosa a che vedere con “quel” Jean Gabin?

Sì sì, proprio così. Ci siamo ispirati a “quel” Jean Gabin, l’attore francese. Sai, noi siamo romani e Alberto Sordi è l’emblema della romanità che ci appartiene; in quel periodo avevamo visto quel film dove Sordi porta la moglie in Costa Azzurra, quell’idea di Francia affascinante e sofisticata. Avevamo partecipato alla compilation de “La Maison”, il locale romano dove lavoravamo, e ci è stato chiesto che nome dovevano mettere in copertina; ci è venuto Gabin. Ci è piaciuto subito, è piaciuto, e tutto quello che c’è dietro a questo nome ha dato un taglio particolare alle nostre sonorità.

Ecco, appunto. Nel vostro disco d’esordio, “Gabin”, il francese la faceva da padrone, mentre per questo “Mr Freedom” avete scelto l’inglese. C’è un motivo? Associate magari la lingua ad un mood ben preciso?

Non in modo diretto, ogni cosa viene da sé. Nel disco precedente i suoni erano ironici e giocosi, e l’uso del francese ha contribuito a costruire quell’aura di raffinatezza e classe con un tocco di nostalgia che ci ha poi contraddistinti. Tanto più che tutti credevano il nostro fosse un progetto internazionale … Con questo disco invece abbiamo avuto un virata verso il soul e il blues. L’uso dell’inglese è venuto da sé, perché ben si adatta a questi generi. E poi c’è anche un altro tipo di vantaggio: ci dà visibilità anche fuori dall’Italia. Anche se, a dirla tutta, siamo rimasti piacevolmente sorpresi dal riscontro che abbiamo avuto con “Gabin” in Francia, Spagna, Germania, ma anche in Russia! Per non parlare dell’America, che come sai è un mercato solitamente difficile da conquistare. Siamo stati gli unici artisti stranieri ad essere invitati a partecipare ad una compilation di remix di Peggy Lee, e il nostro remix di “Fever” è stato addirittura usato per la promozione del disco. Con “Mr Freedom” vogliamo fare il grande salto.

E sempre a proposito di grande salto, avete coinvolto in “Mr Freedom” grandi nomi. Come è nata la collaborazione con Edwyn Collins?

Cercavamo una voce con tanta personalità che cantasse “Mr Freedom”. Avremmo tanto voluto David Bowie o Tom Jones; Tom Jones sarebbe stato l’ideale, però … però alla fine abbiamo scelto Edwyn. Intanto è un personaggio storico del rock, poi ha una voce incredibile, e “Mr Freedom” gli calza alla perfezione. Peccato che l’abbia fatta un po’ meno teatrale ed ironica di quel che avevamo in mente e che ci aspettavamo …

E Dee Dee Bridgewater? Come vi è venuta in mente?

Dee Dee è una grande con una voce incredibile. Avendoci lavorato insieme e apprezzando lei la nostra musica, ha accettato di buon grado di collaborare con noi, e la cosa ci ha reso felicissimi; di più, lavoriamo così bene insieme che produrremo anche il prossimo disco di Dee Dee. Poi cercavamo un’altra vocalist che avesse bene o male le sue stesse caratteristiche, e lei ci ha proposto di provare a sentire China Moses, sua figlia. China si è trovata benissimo coi pezzi che le abbiamo proposto, ha colto lo spirito alla perfezione e così ha partecipato anche lei.

“Mr Freedom” sembra insomma un lavoro molto ben confezionato.

Verissimo. Siamo totalmente soddisfatti di quello che abbiamo fatto, ci sembra un disco qualitativamente molto buono senza essere di difficile accesso. Meglio di così non poteva andarci, speriamo che anche alla gente piaccia. Anche se per ora sembra che molti siano un po’ sconcertati dalla direzione che abbiamo preso …

Bè, “Mr Freedom” è un disco che si stacca completamente da quello che sono stati “Gabin” e soprattutto con quel pezzo straordinario che è stato “Doo Wap Doo Wap”. Non sembrano avere molte cose in comune … l’unica cosa che mi viene in mente è la vostra ricerca di un mood, il voler far affiorare emozioni in chi ascolta.

Infatti. “Gabin” era da ascoltare seduti, rilassati, col bicchiere in mano, la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi. Con “Mr Freedom” è impossibile pensare di stare seduti a bere. Bisogna alzarsi e ballare. Emozionare è proprio quello che vogliamo fare, prima lo facevamo in un senso, ora in un altro. “Mr Freedom” è un lavoro maturo e adulto nei suoni, però con il contrasto dei testi nettamente ironici (e un grande grazie va in questo a Francesca Terrenato); la serietà è sdrammatizzata dall’ironia. La stessa canzone “Mr Freedom” può essere vista ad emblema della frontiera dell’ironia che abbiamo varcato con il nostro nuovo disco.

Penso al video di “Mr Freedom”, che è davvero divertente e si sposa perfettamente con la canzone. E poi anche a quello di “Doo Wap Doo Wap”, così vintage e frenetico. Quanto conta per voi l’immagine abbinata alla musica?

Tantissimo. E’ quel qualcosa in più che calca quello che la musica già suggerisce. Prendi “Doo Wap Doo Wap”. C’era questo loop con la campionatura di “It Don’t Mean A Thing” di Duke Ellington; sapeva già molto di retrò, ma grazie al video a cartone animato con quei colori e quella storia dell’inseguimento è diventato un pezzo speciale e riconoscibile. Stessa cosa con “Mr Freedom”, dove ci siamo divertiti a fare le comparse “elemento di disturbo”. Prendi invece “Into My Soul”. E’ un video old style. C’è Dee Dee che canta e noi dietro che suoniamo, e che per la prima volta ci facciamo vedere a fare quello che abbiamo sempre fatto. Secondo noi è un video bellissimo. Però ce lo hanno definito troppo poco commerciale. MTV lo passa per ora soltanto di notte. Ed è un peccato, perché il pezzo è bello, di qualità e il video è sofisticato ma con taglio ironico.

Vittime dei meccanismi del grande mercato, insomma.

Purtroppo. Il che non ce lo spieghiamo, perché poi la gente, quella di cui loro pensano di sapere i gusti, sa bene ove andare a pescare la buona musica. Tutti ci hanno detto che “Mr Freedom” è un buon disco, più bello di “Gabin”, e anche noi lo crediamo. Vederlo trattare come merce di nicchia ci dispiace. Vedremo col tempo chi avrà avuto ragione.

Qualche novità in vista?

Sì. A giorni sarà online la nuova versione del nostro sito. E ci sarà una sezione speciale dalla quale sarà possibile scaricare gratuitamente materiale inedito. E’ un po’ il nostro modo di arginare quel territorio selvaggio che è diventata Internet; tutti scaricano tutto senza rispetto. Ecco, noi ci aspettiamo che la gente compri il nostro album per avere tra le mani un prodotto di qualità. Poi per le chicche live o i pezzi introvabili ci pensiamo noi a fornirveli gratuitamente dal nostro sito. Speriamo funzioni!


Elisa Bellintani

29 ottobre 2004

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