Abbiamo chiesto al compositore e pianista napoletano Alberto Pizzo di raccontarci “Memories”, il nuovo disco realizzato con la co-direzione artistica del Maestro Luis Bacalov e registrato presso gli Abbey Road Studios di Londra.
Partiamo subito dal tuo disco in uscita, “Memories”. Come mai hai scelto di chiamarlo così?
Il titolo è un omaggio ai momenti salienti della mia vita: un lungo percorso che ho intrapreso sin da bambino con gli studi classici al Conservatorio, e costellato di viaggi e avvenimenti importanti che hanno ispirato le mie composizioni. In realtà non avrei mai potuto chiamare il mio album “Memorie”: in italiano il significato si appesantisce, come se rappresentasse qualcosa di concluso. In inglese, invece, mantiene una piacevole connotazione di leggerezza, positività e continuità.
Com´è stato lavorare con la London Symphony Orchestra e il grande Luis Bacalov in un luogo storico e così importante per la musica, gli studi di Abbey Road a Londra?
Incidere in un luogo simile è stata una delle esperienze più importanti e intense della mia vita. Gli studi di Abbey Road sono un luogo veramente affascinante: varcare quella soglia ti pone subito in una posizione reverenziale e di immenso rispetto. Collaborare col Maestro Bacalov mi ha arricchito tantissimo, sia dal punto di vista umano che professionale. Ha una visione della musica straordinariamente giovane, ampia e al passo coi tempi. Il suo modo di lavorare è riflessivo, ma allo stesso tempo frizzante e collaborativo. E poi l´Orchestra è eccezionale: ho percepito sin dalla prima nota un rigore ed un carisma unici. Con il loro contributo sono riusciti a dare fascino e luce all´intero progetto.
Immagino che si sia instaurato subito un gran feeling tra di voi...
Sì, mi sono sentito subito a mio agio e devo ammettere che non mi succede spesso. Di solito mi capita di provare un certo timore, almeno all´inizio. A Londra invece è subentrato immediatamente un grande sentimento di affiatamento ed amicizia, nonostante avvertissi un grosso senso di responsabilità. Spero veramente che questo feeling si percepisca nel disco.
Il primo singolo estratto da “Memories” si chiama “After the rain”. Com´è nato?
Nasce da un sogno, da un desiderio. Ho immaginato di essere stato scelto per comporre le musiche di un kolossal cinematografico. Ho pensato ad una visione orchestrale ampia e importante, così come la scrittura pianistica, dalla melodia diretta ed immediata. Il pezzo è nato dalla necessità di voler comunicare qualcosa di imponente, simile alle sensazioni che ci trasmettono le grandi gesta sportive.
Hai spesso collaborato con nomi importanti del panorama musicale internazionale: Toquinho, Martin Ditchman, Pete Shaw e adesso il Maestro Bacalov. Che sensazioni ti trasmette lavorare con artisti del genere, diversi da te, sia per formazione che per stili musicali?
E´ certamente uno degli aspetti più importanti del vivere con la musica. Rapportarsi con personaggi che hanno raggiunto una certa notorietà, anche dal punto di vista mediatico, ti aiuta a credere ancora di più in te stesso, e ti permette di conoscere più a fondo dei territori ancora poco esplorati. Al di là di quello che danno dal punto di vista della visibilità, che è comunque importante, per me conta molto di più l´aspetto artistico e musicale. Cerco sempre di assimilare le loro visioni, farle mie e portarle con me nel mio mondo.
Come mai hai scelto di inserire nel disco anche tributi a grandi compositori del calibro di Scarlatti – che ami particolarmente – Bach e Chopin?
Ho iniziato a studiare pianoforte quando avevo 4 anni, ho conosciuto la musica grazie ai grandi compositori e con loro ho concluso i miei studi ad appena 22 anni. Questa musica è da sempre il mio pane quotidiano, la fonte più importante della mia ispirazione. Immaginare di riscrivere i due Preludi assieme a Chopin, o rielaborare la Sonata di Scarlatti - uno dei personaggi che sento più vicino non solo al mio universo musicale, ma anche alle mie radici napoletane, essendo vissuto tra l´altro a pochissimi metri dalla mia abitazione partenopea – è stato un passaggio fondamentale per rendere questo progetto veramente completo.
Il tuo stile è spesso definito crossover. E´ così?
Non vorrei peccare di presunzione, ma non amo etichettare il mio stile. Lo ritengo piuttosto un calderone di idee e di elementi, a volte più vicine ad atmosfere jazz, a volte più classiche e legate ai miei studi. Parlare soltanto di crossover è riduttivo. Penso che la musica sia qualcosa che appartiene a se stessi, lo stile deriva da quello che un artista ha visto e studiato. E´ qualcosa di suo, di personale, di unico.
8. Mentre guardavo il video che mostra alcune fasi della registrazione del disco, ho notato che c´è un piccolo Spider Man sul tuo pianoforte...
Quel pupazzetto rappresenta un ricordo a cui sono fortemente legato. Mi è stato regalato dal papà di un bimbo che purtroppo non c´è più. Quel bambino ascoltò un mio concerto, e disse che la mia musica era riuscito ad emozionarlo. Per questo il suo papà ha deciso di donarmi il suo ultimo, prezioso giocattolo. Lo porto con me ovunque, perchè sento che quel bambino c´è ancora e vive attraverso i miei concerti e la mia musica.
Testo di Angela Suriano |