L´ascendente che ha Noemi su di me è così forte che oggi, prima di intervistarla, ero emozionato come quando, circa un anno di fa, ho fatto la mia prima intervista qui all´Ariston. Il pezzo di Sanremo che suona come un inno alle donne, il disco registrato nella mia Bologna, la confessione sull´idea del nastro arcobaleno, che è partita da lei. Ne parliamo insieme in questa piccola intervista.
Ciao Noemi, innanzitutto complimenti per il tuo pezzo La borsa di una donna.
Grazie mille!
Parlamene un po´ se ti va..
Allora, sì. La borsa di una donna è un pezzo che ha scritto Marco Masini circa due anni fa. Inizialmente voleva cantarla lui poi dopo ha deciso di farla cantare a un´interprete femminile e mi ha contattato. Io ne sono stata felicissima, l´ho presa e l´ho affidata al Maestro Celso Valli che ne ha curato l´arrangiamento facendo un ottimo lavoro. Mi sembra che in radio stia andando molto bene e anche di questo sono molto contenta perché è la radio il vero habitat naturale della musica.
Domanda d´obbligo sulla zona rossa. Credi che la struttura insolita del tuo pezzo (che non ha una strofa e un ritornello che si ripetono né un´apertura verso la fine) abbia influenzato il televoto? La mente va subito a Sono solo parole che è decisamente un pezzo più sanremese che quell´anno, invece, raggiunse la terza posizione..
Innanzitutto vorrei dire che io nella zona rossa sono comoda perché il rosso è un po´ il mio colore (ridiamo, nda). Quello che penso è che ho portato a Sanremo una canzone che mi rappresenta veramente. Magari non è facile da capire al primo ascolto, vuoi anche per questa cosa della struttura, ma veicola un messaggio per me molto importante.
Credo che l´attività che hai fatto sui social per promuovere il tuo disco sia stata molto figa. In uno dei video che hai condiviso si intuisce chiaramente che Cuore d´artista (il nome del disco in uscita domani) sia stato inciso nella (mia) bella Bologna. Perché questa scelta?
Bologna è una città che io amo tantissimo anche perché gli autori bolognesi come Dalla, Carboni, Curreri hanno una felicità nel fare musica che a me piace molto. E poi mi piace perché è piccola. Nei giorni in cui incidevamo il disco, prima di arrivare in studio, uscivo dall´albergo, facevo le mie passeggiate e sentivo attorno a me una città discreta, tranquilla e molto rispettosa. Mi piace molto Bologna e spero di continuare a farci anche i miei prossimi dischi.
Progetti per il dopo Sanremo?
Certo. Domani esce la mia app, un´applicazione che mi consentirà di essere sempre in contatto con i miei fans, che permetterà di ascoltare i miei pezzi in streaming e soprattutto di leggerne i testi. Tengo tanto a questa cosa dei testi anche e soprattutto per rispetto ai tanti autori con cui ho avuto la fortuna di collaborare. Poi, naturalmente, ci sarà il tour (non so se prima o dopo l´estate) ma, prima, gli instore in una ventina di città italiane.
Confermi le voci che assicurano che sia stato il tuo staff a distribuire i nastri arcobaleno?
In realtà è stata mia sorella e non si tratta di una serie di nastri ma sempre e solo di uno. Molti dei miei colleghi sono della stessa mia idea e quindi lo hanno utilizzato anche loro. Io sono contenta di questa iniziativa perché a Sanremo ci ho messo la faccia. Non mi sento assolutamente una portavoce ma una cittadina italiana a cui non piace esporsi troppo. In questo caso, però, mi sembrava molto molto importante perché il non appoggiare il pensiero pro unioni civili è, per me, come essere razzisti. Il fatto poi che i miei colleghi mi abbiano seguito mi ha reso felice e mi ha fatto sentire meno sola.
Cosa porti con te nella tua borsa al ritorno da Sanremo?
Nella mia borsa porto ricordi, soddisfazioni e nuove canzoni da cantare. E dai, spero anche la finale.
Matteo D´Amico
11 febbraio 2016
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