Nina Zilli è così, come la vedi. Niente trucchi o inganni. Un’artista con una semplicità disarmante. Un’attitudine retrò con coinvolgimenti musicali attualissimi. Passare da un brano come Uno di quei giorni a Sola non è cosa semplice, eppure la Zilli mostra la sua duttilità anche in questo. Sola rappresenta un canto liberatorio, ma anche un modo per mettersi a nudo.

Hai dichiarato che la musica può essere considerata "uno strizzacervelli", perché?
"Beh, perché ci succedono delle cose che, di solito, hanno bisogno di tempo per essere metabolizzate. C′è chi ci riesce da solo, c′è chi deve andare dallo strizzacervelli e c′è chi, invece, come me, sfoga tutto scrivendo una canzone. Peraltro è lo strizzacervelli più economico che io conosca, perché a fine canzone non ti chiede la parcella. È molto liberatorio. Alcune canzoni nascono anche in quindici minuti e, a volte, tu non sai nemmeno quando stanno per arrivare: ti viene solo voglia di prendere la chitarra o sederti lì al piano a far due note. Poi, magicamente, finisce la melodia e capisci ciò che devi fare, hai una risposta alle domande che ti ponevi".

Hai rimandato il videoclip di Sola, perché?
"Il video racchiude in sé un concetto molto figo. In Italia, si sa, non abbiamo budget stellari e dobbiamo lavorare più che altro con le idee. Sola è una canzone che parla, appunto, di solitudine che non è vista, però, come un momento brutto. Tante persone ad esempio, preferiscono stare in mezzo alla gente e instaurare, a volte, relazioni inutili per poi ritrovarsi da sole in mezzo alle persone. Quindi quello che cercavamo era un momento di solitudine fondamentale, probabilmente il momento di solitudine più solitario del mondo. Alex Infascelli, un regista di cinema, ha avuto, a questo proposito, un′idea geniale: l′orgasmo. E momento più solitario e intimo dell′orgasmo non esiste, soprattutto se questo è indotto dall′autoerotismo. Io avevo il terrore che diventasse qualcosa di volgare visto l′argomento delicato ma così non è stato grazie anche alla sensibilità del suo regista".

Quindi, cosa vedremo?
"Ovviamente non sperate di vedere tette, chiappe o quella roba lì però il video è stato fatto con un′intensità magnifica che solo un occhio come quello di Alex avrebbe potuto fare un lavoro così magistrale. Il concetto, in sostanza, è quello: l′incontro con se stessi e la solitudine non come una cosa negativa ma come una cosa fondamentale per conoscersi. Io, per la prima volta, ho recitato ma dovevo interpretare me stessa quindi mi è andata bene. Credo, infatti, che recitare sia una delle cose più difficili del mondo". 

Cosa ci dici di Mauro Pagani, produttore del tuo disco e direttore d′orchestra del tuo pezzo al Festival? Lui ha dichiarato che lavorare al tuo disco è stato un mix tra presente e passato con un connubio perfetto di sonorità.
"Mauro è un mito e lavorare con lui è stato per me il non plus ultra. In primis è un artista, poi un musicista, poi un produttore e, soprattutto, una persona meravigliosa. Io sono arrivata con le mie canzoni, con il mio bagaglio musicale, una piccola valigetta. Lui, invece, ha aperto una serie di valigioni infiniti pieni di musica e cultura. Insieme, alla fine, ci siamo ritrovati a inserire nel testo citazioni anni quaranta in chiave moderna e sonorità uniche perché io tengo che ogni mio disco sia diverso dal precedente. Ripetersi, per me, è noioso".
Quindi, tra L′uomo che amava le donne, Per sempre e Sola cosa è cambiato?
"Sono cambiate tantissime cose ma tantissime altre sono rimaste uguali. Le cose diverse sono i concerti pieni di gente, il fatto che mi riconoscono per strada e che mi chiedono gli autografi. Adesso, fortunatamente, vivo di musica in maniera professionale e faccio quello che amo fare. Per il resto, invece, la mia vita è rimasta identica: vedo gli stessi amici, quelli di sempre e quelli del bar del paese, vedo ancora il mio vicino di casa".

Mettersi così a nudo, fa paura?
"È devastante. Ma poi penso che il coraggio viene dalla paura e quindi prima di fare una cosa devi avere un po′ paura. Per cui io preferisco sempre essere me stessa e seguire il mio istinto: se mi sento di fare una cosa la faccio e, al contrario, se non mi va non la faccio. So che ci giudicano ogni secondo e in ogni caso ma ciò che è importante per me è essere coerenti con se stessi e fare musica in base a quello che vogliamo noi, non in base a quello che gli altri si aspettano o che vorrebbero che facessimo".



Elena Rebecca Odelli e Matteo D′Amico

21 febbraio 2015