Se si pensa a IL VOLO, trio delle meraviglie del pop lirico partito dall’Italia e che ha conquistato il mondo (anche gli USA), si pensa subito all’immagine pulita di tre giovanissimi ragazzi, Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble: ok, vero.
Poi si pensa alla potenza delle loro voci, due tenori e un baritono, che unite hanno un effetto devastante, specie in una dimensione live come quella del Teatro Ariston di Sanremo, dove sono in gara col brano Grande amore: ok, vero.
Ma si può anche pensare a loro come a tre ragazzi “vecchi” e impostati: ok, questo non è vero.
Ce ne siamo accorti oggi incontrandoli e facendoci due chiacchiere. Seri quando occorre (cioè quando si parla di musica, la loro passione e il loro “grande amore”), giocosi e scherzosamente “cazzoni” fra di loro quando parlano, senza remore, di ciò che è extra. Tre ragazzi normali, nel senso migliore del termine.
Tre ragazzi molto diversi fra di loro, per temperamento e carattere, ma che, come per magia (e su geniale intuizione prima del regista Cenci a “Ti lascio una canzone” e poi a MR Tony Renis) uniti diventano un’entità unica e di grande personalità, anche artistica (tanto da portarli a vendere milioni di dischi in tutto il mondo, tournée per il globo e financo l’invito di Mrs Barbra Streisand a duettare con lei in alcune date del suo tour).
Ora il trio è a Sanremo ed è, obiettivamente, fra i favoriti (ieri sono arrivati secondi nella sfida della cover con Ancora).


Qual è il bilancio della vostra prima esperienza sanremese?
Piero: “Sanremo stava nelle nostre prospettive, l’Ariston trasmette brividi incontrollabili; non ci aspettavamo quella standing ovation dopo la performance, ringraziamo gli italiani per l’appoggio che ci stanno dando”.
Gianluca: “Questo riscontro non era scontato; dopo le tante esperienze di successo, ci siamo detti perché non tornare in Italia dopo 5 anni di assenza, anche dal mercato, con una canzone bella, forte ed energica. E soprattutto perché non a Sanremo? Il riscontro è stato positivo, sui social network, nel televoto, in radio, anche se facciamo pop lirico: questo vuol dire che vale la pena a volte rischiare. Siamo felici di quello che sta accadendo”.

Vi mancava l’Italia?
“Molto”.

E cantate un inedito.
Ignazio: “Ecco perché siamo qui, sono 6 anni che cantiamo inediti perché in Italia siamo stati poco presenti. Ora ci stiamo facendo conoscere un po’ di più, la gente ha l’immagine dei tre ragazzini che cantano canzone impostate grandi classici o addirittura l’opera. Noi non facciamo opera, non possiamo avere la presunzione a 20 anni di cantare questo genere”.

Il vostro disco è stato anticipato di una settimana al 17 febbraio.
Piero: “Sì, la reazione del pubblico ci sta sorprendendo e a grande richiesta l’abbiamo anticipato. L’album, prodotto da Celso Valli, contiene, oltre a Grande amore, 6 cover di classici che hanno segnato la storia del Festival: Piove (ciao ciao bambina), Ancora, Canzone per te, L’immensità, Vacanze romane, Romantica”.
Gianluca: “Questo è il nostro obiettivo: vogliamo portare il pop lirico negli iPod dei nostri coetanei ventenni”.

Ci descrivete voi tre come ventenni e non come cantanti?
Ignazio: “Siamo considerati tre ragazzi classiconi, cosa che non è. Noi giriamo tutto il giorno con nelle cuffie Bruno Mars, AC/DC, Frank Sinatra, Justin Timberlake, Amy MacDonald. Il nostro repertorio può essere anche Beautiful day degli U2, che abbiamo rivisto in chiave pop”.
Piero: “Nel nostro secondo disco, oltre al duetto con Placido Domingo, c’era quello con Eros Ramazzotti, per far capire la nostra versatilità, che spaziamo dal classico al pop, specialmente esplorando tutto ciò che ci sta in mezzo”.
Ignazio: “Grande amore è la risposta a chi critica senza conoscere”.

Voi tre come siete?
Ignazio: “Gianluca è il perfettino, Piero è il siciliano autoritario e responsabile, io il giocherellone un po’ indisciplinato”.

Quali sono i grandi amori della vostra vita, a parte la musica?
Gianluca: “Non c’è tempo per gli amori, personalmente ho avuto solo due ragazze. Noi crediamo all’amore a prima vista, al vero amore, e non vediamo l’ora di innamorarci davvero”.
Piero: “Quello che ci accomuna è la musica ma ognuno ha hobby differenti: io amo le auto, ho mio padre carrozziere e zio meccanico, mi piace entrare in officina e costruire il motore insieme a loro”.
Ignazio: “Io sono appassionato di calcio e di motori, ultimamente mi è presa la passione delle vespe d’epoca, mi piace andare coi go kart”.

Che effetto fa essere i favoriti della vigilia?
Piero: “Ci fa tanto piacere ma non siamo venuti qui con la presunzione di vincere. È bello vedere che le persone hanno scommesso su di noi”.



Quante lingue conoscete?
Piero: “L’inglese – che è fondamentale – lo spagnolo – in Sudamerica abbiamo avuto grandi riscontri – un po’ l’italiano (ride, nda), ora vorremmo studiare il portoghese e il francese, lingua romanticissima”.

Siete in giro tutto l’anno per tutto il mondo. Le famiglie vi mancano?
Gianluca: “Le nostre famiglie sono qui a Sanremo, non potevano mancare. Quando siamo a casa non vediamo l´ora di partire, quando siamo fuori non vediamo l’ora di tornare. Ci mancano”.
Piero: “Comunque siamo sempre in viaggio ma paradossalmente non abbiamo visto quasi nulla. Non c’è praticamente mai tempo per visitare le varie città del mondo”.
Ignazio: “Noi siamo stati tipo 30 volte a New York e non ho mai visto la statua della libertà!”

Come siete arrivati a collaborare con Carolina Bubbico, il più giovane direttore d’orchestra del Festival?
Ignazio: “Noi siamo amici di Serena Brancale, che a noi piace moltissimo, la sua esibizione è stata una perle di classe; Carolina dirigeva anche lei, con il nostro manager Michele Torpedine abbiamo pensato di portarla anche con noi, giovane, brava e bella”.

Voi non litigate mai fra di voi?
Ignazio: “Sì, invece, sempre, tutto il giorno. Cioè, discutiamo”. (giocano fra di loro, fingendo di picchiarsi, nda)

Siete simpatici, questa cosa non sempre traspare. Sembrate dei “veri” ventenni.
Ignazio: “Grazie. Raccontatelo, però! (ride, nda)”
Gianluca: “Domani è San Valentino: grande amore a tutti! Ma noi festeggiamo il 15…”.


Andrea Grandi & Matteo D´Amico

15 febbraio 2015