Serena Brancale è una delle Nuove Proposte che ieri ha visto finire la sua avventura sul palco del Teatro Ariston. Classe 1989, di origini pugliesi, ha portato il jazz a Sanremo. Un´artista perfettamente formata che ha lavorato anche nel cinema (ha interpretato, con Luigi Locascio e Sergio Rubini, la pellicola di Alessandro Piva "Mio cognato", ndr) e in radio (è stata la voce ufficiale di RadioBari, ndr). Conosciuta soprattutto nei più famosi jazz club d´Italia, Serena è pronta per il suo nuovo progetto cantautoriale. Come sempre, Sanremo è il perfetto trampolino di lancio.
Come stai dopo la serata di ieri?
"Sono F-E-L-I-C-I-S-S-I-M-A, una Pasqua". (Il suo pezzo è uscito dalla gara, ndr).
Galleggiareè probabilmente il pezzo piùjazz del Festival. E il tuo testo racconta dell´amore in maniera, forse, un po´ differente da quella a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Pensi che tutti questi fattori abbiano influenzato il risultato di ieri?
"No, perchéGalleggiare è una sensazione che io ho descritto. Nel pezzo c´è esattamente la situazione che ognuno di noi, prima o poi, prova: quella di trovarsi in bilico. Non è soltanto una storia d´amore. Certamente parlo di un uomo ma come se scrivessi su un diario segreto. E a un certo punto mi incazzo con quest´uomo perché vorrei dirgli tante altre cose. Quindi non è soltanto una storia d´amore".
C´era bisogno di un pezzo jazz a Sanremo?
"Innanzitutto sono contenta che il pezzo sia stato etichettato come jazz peròGalleggiare per me racchiude un po´ tutti i generi che amo. Perché, alla fine, cos´è il jazz? Senti il contrabbasso e pensi sia jazz? Ecco, forse mancava qualcosa che dicesse qualcosa e facesse emozionare. Io spero che a far questo sia stato il mio brano. Esistono due versioni di Galleggiare: quella jazz con il flicorno di Fabrizio Bosso e quella del Festival che ricorda un po´, grazie agli archi, L´ultimo bacio di Carmen Consoli e I´m calling you nel film Bagdad Café. Io, naturalmente, non scrivo con il fine, poi, di ricordare. Solo riascoltando trovo i riferimenti".
Concordi con noi che non è un pezzo che arriva subito al primo ascolto... Non pensi che questa cosa possa penalizzarti?
"Sì, concordo e io sono venuta al Festival con questa consapevolezza mettendomi l´anima in pace e dando a quest´esperienza il giusto peso. Ho preso tutto come arrivava, sapevo che il pezzo non sarebbe stato molto radiofonico ma a me piaceva l´idea di rischiare, venire qui con un brano che avrebbe fatto la differenza. Mi hanno da subito etichettata come l´outsider di questa edizione e questo a me fa onore. Preferisco aver dato un´emozione invece che un ritornello radiofonico fine a se stesso".
Oggi, in conferenza stampa, anche Giovanni Caccamo ha elogiato la tua performance definendola, tra le altre cose, raffinata ed elegante. Com´è il tuo rapporto con lui e con gli altri compagni d´avventura di quest´anno?
"Io sono stata contenta di aver sfidato Caccamo perché secondo me lui vince. A prescindere da questo, sono felice che sia stato lui anche perché siamo completamente diversi. Mi piaceva l´idea che lui andasse con un brano strong e io con un brano che dicesse delle cose faccia a faccia con il pubblico. E cosìè stato: tutti gli altri hanno la strada spianata e tutti, io compresa, abbiamo una personalità musicale forte. Ognuno farà quel che merita. Ieri è uscito il mio disco e io sono contenta per questo. L´album, in generale, è abbastanza impegnativo e le cose belle hanno bisogno di tempo. E io aspetterò".
Raccontaci proprio del tuo album. Come è nato? Che suono ha?
"L´album è nato ben tre anni fa ed è stato abbastanza sofferto. Doveva uscire due anni fa, poi l´anno scorso. Grazie al Festival, quest´anno ce l´ho fatta. Raccoglie un po´ tutte le sensazioni che ho vissuto in questi anni e Galleggiareè proprio uno dei primi brani che ho scritto. In sostanza, a prescindere dalla gara, ieri eravamo in televisione ma la musica si fa dal vivo".
A dirigerti sul palco la tua amica Carolina Bubbico, pugliese come te. Possiamo considerarla una mossa che serviva a darti maggiore sicurezza?
"Quando mi hanno detto che serviva un direttore d´orchestra, io ho subito pensato a lei perché lei è un pianista e cantante. Lei aveva arrangiato altri miei brani e sapevo che con lei io mi sarei sentita tranquilla. Carolina ha 25 anni, è mia amica da sempre, condividiamo i palchi e sicuramente è stata una sicurezza in più vedere una faccia amica accanto a me. Anche dietro di me, in realtà, c´erano altri amici musicisti che ho portato con me dalla mia terra".
A proposito, qual è il rapporto con la tua terra? Sembra un aspetto importante, visto anche il breve rvm che ti presentava ieri sul palco.
"La Puglia è ricca di colori e di suoni. Inevitabile non portarla dentro. Io sono cresciuta in una famiglia di musicisti, tra concerti e jam session. Tante persone lì mi hanno supportata e sopportata. Per me, quindi, è impossibile non parlare della mia terra".
Come facciamo con tutti i giovani, ti chiediamo: cosa ascolti di solito?
"Per quanto riguarda la musica italiana, ascolto da sempre Pino Daniele, De Crescenzo e Concato. Ultimamente, invece, Silvestri, Gazzè e Fabi. Il loro ultimo disco è un disco che sfida, gioca sui tempi dispari e ha sonorità diverse. Un po´ come piace a me. Tra gli ascolti internazionali, invece, artisti un po´ più di nicchia per chi ascolta il pop italiano: tra tutti Esperanza Spalding e Laura Mvula che fondono l´afro con il jazz e il soul. Poi mi piace molto Pharrell Williams e, tra i primi, Stevie Wonder".
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