Mi permetto una considerazione a carattere personale. Capita di metterci la faccia qualche volta e questa è l’occasione per farlo. Arrivano i brani e scatta sempre la querelle. Così, verrebbe da dire come sempre, è successo su Sogni Infranti di Gianluca Grignani. Un brano, dopo lo sciorinamento amoroso di molti, che parla di sociale e della situazione italiana generale. Un messaggio di speranza dove Gianluca tocca con mano delicata argomenti ostici. Risulta assurdo spiegare il significato dal testo chiaro e preciso, pare non essere così per taluno che si diverte a fare le pulci su un significato intimo, sotto gli occhi di tutti, peraltro.
Cosa hai capito di questo Sanremo?
"Ho capito che ho fatto bene a scrivere Sogni infranti, un brano che va oltre la kermesse sanremese. Va oltre anche la telecamera. Arriva alla gente e l’ho scritta per la gente, per noi tutti. Ho capito che in questo Sanremo, lo show e l’informazione fanno la stessa danza, è una cosa risaputa da tutti. Carlo ha fatto un dei più bei Sanremo degli ultimi anni. Senza togliere nulla agli altri, mi ricorda molto quelli di Baudo che vanno verso la musica".
Quando ti esibivi, sui social un furore!
"Ho avuto sfortuna perché non si sentiva bene in tv. Vorrei che si sentisse bene in tv, venerdì tirerò le orecchie a chi di dovere (ridendo ndr)".
Oggi esce la tua Special Edition.
"Sì, contiene Sogni infranti, un nuovo inedito Preghiera moderna, un duetto Fuori dai guai con Emis Killa e Vedrai Vedrai di Tenco".
Tenco si fa sempre fatica a toccare. Tu oggi, per la serata cover, canti proprio Vedrai vedrai di Luigi Tenco.
"Si, perché è una canzone di speranza che si avvicina molto a Sogni infranti. Cambierà e noi siamo in questa situazione. Non è facile da cantare ma a me viene. Me la sento addosso senza fatica, tutti avevano paura di affrontarla. Con me, stasera, ci saranno anche i Corona, una compagnia teatrale che crea degli spettacoli incredibili e particolari. Faranno ballare una medusa piena di luce".
Nel disco e nel brano c´è la tua veste, vero?
"A me non piace molto apparire. Credo di essere molto sensibile rispetto alla norma. Probabilmente sbaglio, perché l’informazione ha bisogno di sentirsi dire spesso chi si è. Io non voglio fraintendimenti adesso. Vista la fase della mia vita con quattro figli, ho pensato bene che fosse il caso di venire ancora di più allo scoperto nel caso qualcuno non avesse capito chi sono ora e davvero".
Si vede la tua dimensione intima, ti metti a nudo, insomma.
"Mi sento molto sicuro di ciò che mi succede intorno, di chi sono, e voglio essere. Non è una cosa costruita ma un mio modo di esistere".
Un tuo sogno infranto?
"I miei sogni infranti sono la benzina per andare avanti. E’ qualcosa ancora da realizzare, non è finito. E’ ciò che voglio dire nel brano".
Hai paura delle altezze? Non mi sembra visto quanto trapela dalle location del tuo tour.
"Altezze, sì, ma quando guardo giù. Al Presena, in Trentino, dove partiamo con il tour il 21 marzo ho i piedi appoggiati a terra, o meglio, su un palco di ghiaccio. Termineremo al teatro di Taormina percorrendo tutta l’Italia".
Tu sei uno che dà alla gente. Tu cosa prendi da loro?
"Prendo l’energia, a volte io esagero e anche la gente esagera. L’interscambio non sempre funziona perfettamente, ma sono situazioni rare".
Gianluca Grignani sta all´attitudine musicale un po´ come Bob Dylan.
"Forse è simile il modo di approcciarsi. Lui, Neil Young, Tenco, De Gregori, Paoli mi hanno insegnato come essere un uomo nella musica più che a fare musica".
Cosa vuol dire esattamente?
"E’ un atteggiamento in cui sei consapevole di te con i dubbi e le incertezze. Non aver voglia di fare questo lavoro per soldi, donne, gloria ma per la voglia di comunicare qualcosa".
Hai abituato ai cambi musicali, Sogni infranti è il punto massimo.
"E’ il pezzo che li racchiude. A 42 anni ho sperimentato tanto, questa è la mia dimensione che mi porterò dietro. La sperimentazione ci sarà sicuramente nella scrittura e nel modo di muovere l’armonia. Sul suono sto andando sempre di più verso questo rock acustico. C’è questo ritorno, insomma".
Da Destinazione Paradiso a Sogni infranti, cosa è cambiato? Cosa è rimasto uguale?
"Uguale l´acustica. Non sono riuscito a suonare tutte le chitarre, ma l’acustica è il mio filo conduttore tra tutti i brani presenti e passati. A 42 anni scrivo meglio, sono più sicuro di me, ho vent’anni di esperienza sulle spalle. Ecco perché mi sono risentito quando mi hanno detto che il brano non si sentiva in tv ma la colpa non era mia".
C’è stata una querelle sul testo, ci spieghi una volta per tutte il verso "Se io fossi dio..."
"Quella frase l´ho scritta pensando a uomini come Papa Francesco: “Se io fossi Dio avrei un sentimento anche io come gli altri uomini o santi” ovvero se fossi Dio sarei più umano pur non essendo perfetto come Dio. La cosa più santa e vicina a Dio che abbiamo è Papa Francesco".
Elena Rebecca Odelli & Matteo D’Amico
12 febbraio 2015 |
