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 WILLY DEVILLE
WILLY DEVILLE WILLY DEVILLE ... LA TRADIZIONE CHE SI RINNOVA
WILLY DEVILLE ... LA TRADIZIONE CHE SI RINNOVA
E’ stato uno dei padri fondatori della grande musica roots americana. Perché Willy DeVille, sia nel suo percorso solista, sia nel corso della sua esperienza con la Mink DeVille Band ha sempre dato l’impressione di guardare al nuovo con però un occhio di riguardo al vecchio; e trattasi di vecchio storico, come il grande rock, la musica cajun, il blues e il punk storico.
Dopo lo scioglimento della Mink DeVille a metà anni ’80, Willy ha continuato a cantare da solo, entrando più in profondità nelle emozioni. La sua musica si è fatta più intima e ricercata, ma il sound è rimasto inconfondibilmente tradizionale e caldo.
In occasione dell’uscita dell’ultimo album, “Crow Jane Alley”, abbiamo incontrato Willy.

Il tuo esordio nel mondo della musica risale a circa 30 anni fa, nel 1976, con la Mink DeVille Band. Come è iniziato tutto? Come ti sei accostato al mondo della musica?

Ho iniziato a trovarmi la musica intorno molto giovane; la radio era sempre accesa, in casa mia. E così ascoltavo, imparavo, cantavo tutto ciò che mi colpiva e mi piaceva, e avevo appena 5 anni!

Come è stata la tua esperienza con la Mink DeVille Band? Cosa è cambiato, ora che continui a cantare ma da solo?

Ci siamo davvero divertiti molto, con i ragazzi della Mink DeVille Band. Quando vai in tour, ma anche solo quando provi tutti insieme, ti confronti, ti distrai, ridi, ti arrabbi, vivi, insomma. Ancora adesso a volte ci troviamo e suoniamo insieme, perché è bello e ci piace. Però ora la mia strada è da solo, perché sento il bisogno di esprimere cose intime che mi vengono da dentro, e chi meglio di me può capire come fare a tirarle fuori?

Aver vissuto tre decenni di musica significa che hai visto sorgere e tramontare molti miti della musica e molte tendenze. Tu però sei rimasto sempre fedele al tuo stile, che, diciamolo, non è molto commerciale. Non sei mai stato tentato di provare qualcosa di nuovo, che magari in quel momento “tirava”?
Mai. Come hai detto tu, le mode sono mode e tramontano, e uno rischia anche di rimanerci male se vede che tutto quello su cui ha investito improvvisamente passa. E’ invece necessario rimanere fedeli a se stessi e al proprio modo di esprimersi in musica, qualunque esso sia; perché se lo fai col cuore e ti piace, stai sicuro che ci sarà pure qualcuno che lo apprezzerà, là fuori. Trovo sciocco voler provare ad imitare qualcuno che ha successo sperando così di cavalcare l’onda; fai quello che sai fare tu, qualcosa di buono ne uscirà!

Però su “Crow Jane Alley” non hai resistito alla tentazione di fare una cover: “Slave To Love” di Bryan Ferry …

Vero. “Slave To Love” è una canzone bellissima, che mi porta via lontano tutte le volte che la ascolto. Ho voluto cimentarmi con un capolavoro simile, e credo che il risultato non sia niente male … La mia versione è più melodica e romantica, però quella di Bryan resta insuperabile.

Parliamo un po’ di “Crow Jane Alley”. Il disco è un caldo blend di blues, country, cajun e rock melodico. Tu come definiresti la tua musica?

La definirei innanzitutto come un mezzo per esprimermi, per tirare fuori tutto quello che ho dentro. E se la sentite calda ed avvolgente è anche perché per me la musica è un anestetico alla vita reale; nel senso che il mondo di oggi è talmente malato e pericoloso che, secondo me, non è possibile dare angoscia anche con la musica. Credo sia meglio creare una sorta di universo parallelo di pace e tranquillità, e la mia musica sono convinto faccia questo.

C’è qualche canzone dell’album che ti piace in modo particolare?

Tutti pensano che sia pronto a dire “My Forever Came Today” (è dedicata alla moglie), invece se proprio dovessi sceglierne una ti direi “(Don’t Have A) Change of Heart”; è un pezzo sull’innamoramento e sulla paura che tutto possa finire.

Elisa Bellintani

6 ottobre 2004
 TUTTO SU WILLY DEVILLE

2004
Crow Jane Alley

2001
Loup Garou

1999
Horse of a Different Color

1996
The Atlantic Years

1992
Backstreets of Desire
1990 Victory Mixture
1987 Miracle
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