Il monto esplode (tranne noi) verrà cantata e suonata questa sera dai Dear Jack durante la prima serata del Festival. C’è molta attesa per questo gruppo seguito da teenager asserragliate sotto l’albergo che li ospita durante la kermesse sanremese. Atteso dicevo, dalla critica che cerca di capire se la pasta di cui sono fatti vale il successo che hanno; e dalle fan che non vedono l’ora di cantare insieme ai loro beniamini.
Come si vive l’attesa per questa sera?
“Ognuno di noi la vive in maniera differente”.
C’è chi corre e chi va in bici mi pare di capire
“C’è chi dice che andrà a correre ma poi si sveglia alle 11”.
Per Domani un altro film parte seconda in conferenza stampa, avete detto spesso che rappresenta il “suono Dear Jack” qual è questo suono?
Alessio: “Ogni singolo strumento ha il suo suono, anche la mia voce è uno strumento . L’anima di un gruppo la si riconosce solitamente dalla voce. Oltre a ciò, ci stiamo creando un sound tutto nostro partendo dal riff di chitarra, dai giri dibasso e curando la ritmica”.
Lorenzo: “ Cerchiamo un suono internazionale e pian piano lo stiamo raggiungendo con delle chitarre belle serrate e numerose sfumature. Cercando di ritagliarci dello spazio per studiare il suono adatto per ogni canzone e che ci rispecchiassimo. Io e Francesco abbiamo due modi differenti di approcciarci alla chitarra e nel disco ci siamo incastrati perfettamente”.
Avete stravolto Endrigo, scelta azzardata.
“Perché?”.
Perché si cerca solitamente di tenere lo stesso filone dell’originale. Voi avete preso il brano e lo avete stravolto.
“L’abbiamo rimodernizzato ma neanche poi troppo. Non è un sound eccessivamente moderno, abbiamo preso spunto dal suono alla Queen per approcciarci a Io che amo solo te. La critica musicale, ci ha dato la forza di andare avanti. Ciò che conta è il rispetto e la conoscenza dell’artista, cosa che noi nei confronti di Sergio Endrigo abbiamo sicuramente”.
C’è qualcosa di cui i Dear Jack hanno paura?
“La paura che tutto questo finisca, di non vivere di musica, di non avere tutte quelle persone sotto il palco, proprio ora che il sogno sta prendendo forma. Da quando la nostra avventura è iniziata ci siamo trovati ad affrontare delle sfide una dietro l’altra e dagli occhi esterni no è sempre percepibile. Spesso pensano che il percorso dei Dear Jack sia stato facile ed immediato, noi sentiamo di esserci guadagnati tutto. Siamo stati in grado di trasformare ogni paura in coraggio, sostenendoci a vicenda. Questa è la nostra arma vincente, la prima sicuramente. A parte tutto penso che i Dear Jack abbiano paura più di tutto di Francesco (il chitarrista ndr.) che è imprevedibile e pericoloso (ridendo ndr.)”.
Elena Rebecca Odelli
10 febbraio 2015 |