Negli anni trascorsi tra i due dischi hanno fatto concerti, venduto molte copie di “Free”, e ricevuto consensi. Quanto sono cresciuti i Twin Atlantic e quanta influenza ha avuto su “Great divide” la consapevolezza maturata in tour?
“Queste esperienze ci hanno reso più rilassati e insegnato a essere più a nostro agio e ad accettare la nostra band” risponde il cantante Sam McTrusty. “Con lo scorso album abbiamo avuto la possibilità di fare tutto questo e acquisire un maggior senso dŽidentità”.
Ross McNae, bassista della band di Glasgow, continua: “Stavamo lavorando al materiale per il nuovo album quando eravamo in giro a suonare. Una volta passata la fase di scrittura e iniziata quella della produzione, lŽesperienza di suonare dal vivo ci ha guidati nel prendere certe decisioni su determinate parti di canzoni”. “Abbiamo fatto di questa band la nostra vita” aggiunge Sam, “volevamo essere il tipo di band nota per lŽaspetto live, abbiamo lavorato duro e fatto sì che suonare dal vivo diventasse per noi una sorta di istinto naturale. Questo ha aiutato molto a decidere dove utilizzare, per esempio, sonorità più calme e dove invece quelle più aggressive”.
“Great divide” è un disco che ha richiesto molto lavoro, sia mentre erano in tour che una volta tornati a casa: “Sarebbe stato fantastico fare tutto in un mese, in un solo luogo e in modo subito corretto” spiega Sam, “ma volevamo mettercela tutta per raggiungere la perfezione, o per lo meno quello che pensiamo sia la perfezione per questa band. Siamo contenti del risultato, le canzoni sono diverse lŽuna dallŽaltra e penso che ciò sia una conseguenza dellŽaver lavorato al disco in diversi momenti e luoghi, lŽaver scritto un pezzo sul tourbus dallŽaltra parte del mondo e un altro da casa; tutte queste cose hanno avuto influenza sul sound”.
A proposito di diversità tra i brani, “Great divide” inizia in modo delicato con “The ones that I love”, per poi diventare più energico nei pezzi successivi. Una scelta questa voluta? Risponde Ross: “Sì, è stata una scelta ragionata. In molti hanno cercato di convincerci che non sarebbe stata una buona idea ma avevamo questa potente visione a cui volevamo rimanere fedeli. Inizialmente la canzone era diversa, dopo averle dato una struttura e averla incentrata più sulla voce e il pianoforte, è sembrata una scelta ovvia usarla per aprire lŽalbum”. Sam aggiunge: “Siamo il tipo di band che lega molto il suono della musica al significato dei testi. La prima canzone è riflessiva e musicalmente più intima ma il disco finisce poi con una canzone interrogativa sul futuro, su cosa seguirà dopo e musicalmente più imponente. Ci abbiamo pensato a fondo, abbiamo trascorso tre anni riflettendo ogni singolo giorno sullŽalbum”.
Di Silvia Richichi
2 ottobre 2014
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