Torna Gianluca Grignani. “A volte esagero” vede la luce a tre anni di distanza da “Natura Umana”. Penna fervida, occhio critico di chi è consapevole dei propri pregi e difetti, comuni a molti in questo girotondo d’anime. Gianluca ritorna e lo fa con un album ragionato e attento, di chi davvero ha qualcosa da dire e storie di vita da mostrare. Un disco che a tre anni di distanza è stato curato con attenzione mettendo ogni dettaglio sotto lente di ingrandimento, che si tratti di armonie, di testi o di copertina. Un album che fa gridare di pancia “Bentornato Gianluca!”.
A volte esagero sembra essere un punto di svolta di un percorso iniziato nel 2010 con “Romantico Rock Show”.
“Avevo intenzione di fare qualcosa di diverso. Attraverso il disco, volevo cambiare delle cose, trovare un contatto tra me e la gente, che è poi il filtro con cui mi interfaccio meglio. Le persone sono il motivo per cui faccio questo lavoro e per cui scrivo. Mi sono preso il tempo necessario, ed è nato questo disco frequentando anche persone nuove. Sono uscito dalla gabbia del cantautore per ricominciare a scrivere cose che sento vicine, per ricominciare a scrivere della gente”.
Scelta che si vede anche nelle scelte di chi musicalmente ti ha accompagnato o collaborato per questo disco, vedi Radius.
“Uno dei più grandi chitarristi in Italia. Mi ha chiesto di suonare nel Il Mostro, perché la sentiva molto sua”.
Nel disco ti sei messo a nudo tanto però in realtà parli di una situazione comune a molti, quei “guai” in cui tutti ci troviamo fondamentalmente e senza ipocrisie di sorta.
“Lo definisco un disco generazionale proprio per questo motivo. È un album che parla non solo della mia generazione, ma anche di quella appena prima, di quella dopo e di quella che sta arrivando. Quando parlo di fratello di strada, parlo di un mio amico che si arrampica sui tralicci della luce lavorando per l’Enel, che si alza dalle sei del mattino per tornare alle nove di sera con cui mi trovo a parlare di tutto dalla vita alla situazione che ci circonda. Quando parlo di Maryanne o de Il Mostro parlo di una mia amica. È vero che non ho mai parlato così tanto di me stesso, parlando anche degli altri”.
Ti sei calato la maschera che citi in Madre?
“Tutti, la sera, quando ci rilassiamo, togliamo un velo dal viso, una maschera dal volto. Madre è una canzone che scrissi nel 1995 e che non è stata inserita in Destinazione Paradiso, perché considerata troppo matura, e io non ho più avuto il coraggio di metterla in un disco. L’ho ripresa, finita e inserita in questo disco. È una delle canzoni che piace molto e questo non può che farmi gioire”.
Si può dire che A volte esagero è anche un compendio sulle donne trattate con una sensibilità disarmante e a trecentosessanta gradi?
“È vero, probabilmente è uscita la mia parte femminile (ride, nda) a 42 anni. La cosa non mi dispiace per nulla”.
Se potessi scrivere una donna che sia la somma delle donne presenti in questo album come la descriveresti?
“La canzone per eccellenza è quella che ho dedicato a mia moglie, L’amore che non sai. Lei è la donna della mia vita”.
“La verità non è quel dolce, lascia l’uomo distrutto come me” (cit. L’uomo di sabbia). Che cos’è per te la verità?
“Quando sei molto giovane vai ala ricerca della verità. Quando cresci ti accorgi che la verità una volta scoperta non è poi così dolce. Lascia quindi l’uomo distrutto ha un doppio significato, da una parte l’uomo che ha raggiunto una certa età anagrafica e dall’altra l’uomo della società odierna”.
A volte esagero è un concept album?
“Sì, perché quando ci metti tre anni per farlo, sicuramente è mosso da un concept alla base”.
Qual è la tematica principale all’interno di questo disco?
“Una canzone che mi è echeggiata nella testa durante tutta la lavorazione del disco, Working class hero. Non tanto per il testo ma per il significato: mette a fuoco quel passaggio dalla classe operaia alla classe media abbiamo avuto in Italia. I nostri sogni si sono infranti, tutto ciò che ci aspettavamo è stato disilluso. È una sensazione che vale per la generazione dei miei genitori ma anche per quella successiva alla mia. Da ciò nasce il senso di rabbia che risuona nel disco”.
Chi è Gianluca oggi rispetto al suo esordio?
“Molto diverso dal ragazzino esordiente. Gianluca oggi ha la stessa passione di quando aveva vent’anni, però sono molto cambiato. La vita mi ha forgiato, sono però in una fase di serenità, questo è sicuro”.
Elena Rebecca Odelli
15 settembre 2014 |