Ha vinto il Premio della Critica lo scorso anno nei Giovani con Il postino (baciami uomo), nel frattempo si è portato a casa il contest Wind Music Awards Next Generation 2013 e il Premio Lunezia Pop d’Autore 2013 per la qualità Musical-Letteraria dell´album “Poppins”.
Di Renzo Rubino si può dire tutto, tranne che passi inosservato o che gli manchi personalità (non solo artistica).
Sanremo atto 2. A distanza di un anno, promosso nei Campioni, quali sono le tue aspettative?
“Voglio veramente lasciare un segno, non passare inosservato. Anzi, te lo prometto, a prescindere di come andrà, lascerò un segno”.
Cioè, cosa intendi fare?
“Esattamente la cosa più forte che si può fare: semplicemente cantare senza lustrini e pailettes”.
Hai proposto all’Ariston due brani musicalmente diversi, "Ora" e "Per sempre e poi basta”: il primo (quello rimasto in gara) ritmato ed energico, il secondo più classico e orchestrale.
“Una è la canzone del cuore, l’altra della testa”.
Che sono lo specchio del tuo disco…
“Esatto. Sono le due facce di ‘Secondo Rubino’, quelle che sono anche nella cover. Io ho diverse facce, come la mia musica. Non amo esprimermi in una sola direzione. In più quest’anno, fra i Campioni, ho l’opportunità di presentare due brani, così come le persone hanno la possibilità di scegliere. Immaginavo che il pubblico avesse scelto Ora, dalla tv arriva prima”.
Com’è cambiata la tua vita in quest’anno? La domanda mi sorge spontanea se leggo le tue parole, in riferimento al brano Mio: “Dopo Sanremo 2013 ero proprietà di chiunque, anche di gente mai vista prima”.
“è vero, terminato il Festival erano tutti amici, tutti parenti, tutti a dire ‘mio’, ‘mio’… Qualcuno si è superato: ‘Io sono il nipote della sorella di tuo bisnonno…’ Ero diventato di tutti, questa cosa mi ha un po’ turbato. Ho cercato di non cambiare le mie abitudini e spero di non doverlo fare mai, mi sono riappropriato della mia identità. Mio è la canzone più vicina a quello che ho passato in questo anno, un anno comunque meraviglioso, anche con riconoscimenti come il Premio Lunezia, che vanno a premiare una famiglia artistica, di amici e persone che hanno creduto in me e che hanno fatto un grande sforzo per creare questo disco, pieno zeppo di cura e passione nel farlo. Io sono fiero di questo album”.
A “Poppins” ci hai lavorato per 10 anni, qual è stata invece la genesi del nuovo disco?
“Poppins era una sorta di raccolta di tutti quegli anni, questo invece è un disco più compatto, più omogeneo, maturo e più riflessivo. Contiene canzoni scritte nell’ultimo anno e un paio poco prima dell’altro Sanremo”.
Quindi Sanremo non ha imbrigliato la tua creatività ma l’ha incentivata?
“Assolutamente sì, perché mi ha permesso di viaggiare e conoscere molte persone, è stato davvero stimolante. E poi ho avuto la fortuna di restare un pelo in disparte dalle luci e lustrini che non esistono e che nemmeno mi interessano. A me importa andare a dormire essendo fiero delle canzoni che ho scritto”.
In questo disco c’è più elettronica, gli archi sono in primo piano…
“Non c’è traccia di chitarre, è un suono unico. Archi, groove, basso, batteria, elettronica e tanta melodia che è il marchio di fabbrica della musica italiana”.
Continua il tandem col produttore Andrea Rodini…
“Andrea è un grande, ormai siamo come fratelli, condividiamo tutto, sorrisi, gioie e rimpianti ed è bello salire sul palco e condividerlo con lui”.
I tuoi brani sono fotografie coraggiose in cui si indaga nelle contraddizioni della vita, di noi stessi. E molte sono ispirate da tue personali esperienze, anche crude, come Monotono, in cui affronti il tema del suicidio.
“Forse non sono tanto bravo a inventare le cose, per me le cose devono essere vere per essere raccontate, devi viverle. Io ho la possibilità di vivere, scrivere e cantare i miei brani, e spero di poterlo fare sempre”.
Fra gli artisti che più hai amato c’è Enzo Jannacci, recentemente scomparso. Pensi di omaggiarlo con una cover, magari live?
“Quando faccio dei concerti c’è sempre uno spazio per lui, lo suoneremo sempre con divertimento e col sorriso, come merita di essere ricordato Enzo”.
Quali sono le tue qualità, come artista e come persona?
“Difficile trovare qualità, più semplice invece i difetti. Sono tantissimi: sono fissato per i cactus, i barattoli e un preciso modello di accendini...”
Fra i giovani dello scorso anno, solo tu sei stato promosso quest’anno fra i Big. Pensi sia stata una scelta equa?
“Io non ho le medaglie conquistate sul campo per essere nei Big. Ma quali sono le medaglie? Chi vende più dischi? Qual è il metro di giudizio? Le mie medaglie sono le mie canzoni. È stato equo che io non abbia vinto l’anno scorso, nonostante abbia vinto il Premio della Critica e abbia vinto al televoto? La vita non è una gara, esiste una bellezza oggettiva e una soggettiva. Quest’anno non sapevo nemmeno avessero presentato le mie canzoni, ma fatto sta che ci sono, devo prenderne atto e l’unica cosa che posso fare è andare a dormire sereno e fiero del mio lavoro. Bisogna essere sinceri con se stessi, a prescindere da come vada”.
Andrea Grandi
20 febbraio 2014
Il tour di Renzo Rubino:
10 Aprile - Brescia - Teatro CTM
11 Aprile - Padova - Geoxino
14 Aprile - Napoli - Teatro Bellini
15 Aprile - Bologna - Teatro Duse
16 Aprile - Firenze - Teatro Puccini
17 Aprile - Salerno - Modo di Salerno
18 Aprile - Martina Franca - Teatro Verdi
10 Maggio - Catania - Teatro ABC
11 Maggio - Milano - Blue Note
15 Maggio - Roma - Auditorium Parco della musica
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