Sempre più brandizzata come icona alternativa di stile, Gwen Stefani ci presenta finalmente il suo tanto, tanto atteso debutto solista, “Love Angel Music Baby”; che va rigorosamente gustato con tutto il contorno fashion e non come portata unica di musica, se si vuole riuscire ad apprezzare (tanto più che l’acronimo L.A.M.B. ci rappresenta la linea di abbigliamento eccentrico e di superlusso da lei disegnata). Gwen si è inventata un universo parallelo dove tutto è possibile, dove galleggiano le sue 4 muse ispiratrici, Love, Angel, Music e Baby, appunto, le Harajuku girls; uno scorcio di questo universo surreale in technicolor lo abbiamo già assaporato nel video di “What You Waiting For”, e il disco non fa che confermare ed espandere questo concetto di micromondi dilatati al limite come bolle di sapone.
C’è abbastanza No Doubt in “L.A.M.B.” per non scontentare i fan del gruppo rock della Stefani, ma c’è soprattutto molta, molta Gwen. C’è personalità, c’è grinta, c’è isteria, c’è estremismo, c’è la sensualità della bad girl che non deve chiedere nulla, mai, e anche lo stucchevole voluto, scoppia la passione per il role game, c’è divertimento, allegria, glamour, testa alta e mani sui fianchi, muso duro, esagerazione, insomma, c’è Gwen. Che può vantarsi di aver confezionato un accessorio indispensabile della sua collezione, dove il troppo non stroppia, anzi, fa tendenza. Pop spizzicato di elettronica, mescolato con decisione, con qualche recupero qua e là che non guasta mai e il tocco speciale di una voce inconfondibile, appena appena scottato di hip-rock, et voilà, “Love Angel Music Baby” è servito!
Si incomincia alla grande con lo zucchero filato di “What You Waiting For”, lecca lecca biancorosso che Gwen vi propone maliziosa e capricciosa; accettate, accettate. Perché a seguire Gwen recupera Eve e si cimenta con “Rich Girl” di Lady Shaw, riscrivendola con Dr Dre alla L.A.M.B. Ottimo aperitivo, perché subito dopo vi ritrovate la zampata dei Neptunes con “Hollaback Girl”, dove la nostra Gwen si ispira liberamente ai Queen, un “We Will Rock You” che incontrerebbe volentieri Missy Elliott travestita da Christina Aguilera. Anni 80 a profusione in “Cool”, intermezzo slow down che accompagna all’electro-rock futuristico ed esplicito di “Bubble Pop Electric”, con il cameo di Johnny Vulture – Andre 3000; girls just wanna have fun, e Gwen è in prima linea se ancora non lo avevate capito … Oriental fusion e ricercatezza verbale al limite dell’irritante nella lasciva “Luxurious”, l’omaggio alle sue muse ispiratrici in “Harajuku Girls”, bella candelina di atmosfera ma non così indispensabile, diciamocelo pure, e poi tastiere da boyband da pieni 80s e atmosfere paninare in “Crash”. E come in ogni pranzo lungo ed ottimo che si rispetti, arriva il momento in cui non ce la si fa più; se “The Real Thing” è una ballad elettronica che nessuno aveva richiesto in menù, “Serious”, “Danger Zone” e in primis “Long Way To Go” (duetto con Andre 3000) sono un pochetto imbarazzanti, un po’ troppo stomachevoli dopo quella scorpacciata di cose buonissime che è la prima parte di “L.A.M.B.”. Garantito che non toccherete mai il tasto skip, garantito che ce la metterete tutta per menare il sedere come solo Gwen sa fare, garantito garantitissimo che non ne avrete abbastanza per un bel po’!
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