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KASABIAN |
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Che l’hippy assassino Charlie Manson fosse una figura perfetta per l’immaginario rock era risaputo da tempo. Cantato dai Beach Boys, adorato da Axl Rose e derubato del cognome da un signore con il trucco pesante e il sorriso di metallo, il vecchio Charlie, anche se in modo indiretto, torna anche nel 2004 a lasciare il segno nel mondo dei ribelli con la chitarra in mano. Quattro ragazzi di Leicester, infatti, hanno avuto la bella idea di chiamare il proprio gruppo con il cognome di una graziosa biondina che nel 1970 con la propria testimonianza inchiodò Manson al processo, tale Linda Kasabian. Certo, la storiella sarà pure curiosa in sè, ma di certo non saremmo qui a parlarne se non fosse per il piccolo particolare che l’omonimo disco di esordio dei Kasabian è una vera forza della natura. Iperannunciato dalle solite bibbie musicali inglesi (che però, diciamola tutta, nel loro incessante guardarsi l’ombelico, a volte rifilano anche dei pacchi colossali) il disco stavolta sembra dare l’impressione di saper mantenere le promesse.
La ricetta vincente è un classico uovo di Colombo: riproporre in toto, a distanza di una quindicina d’anni, gli stilemi dell’età dell’oro del Rave’n Roll mancuniano dei vari Stone Roses, Charlatans e James: ipnotiche ritmiche danzerecce, chitarre, tastiere, coretti con riverberi lisergici, una produzione coi fiocchi (provate a sentirlo in cuffia, è talmente curato in ogni particolare da non sembrare un disco d’esordio) e soprattutto tanto talento.
Se proprio bisogna per forza trovare un difetto a questo Kasabian, si potrebbe rimarcare uno sbilanciamento della presa dei pezzi a favore della prima metà del disco: il vecchio trucchetto per impressionare al primo ascolto, insomma. E’ proprio lì che difatti troviamo le vere perle dell’album, a partire dalla prima "Club Foot", il cui fantastico giro di basso distorto iniziale è una vera e propria istigazione a delinquere. Poi c’è solo l’imbarazzo della scelta, tra le varie ed irresistibili "Processed Beats", "Reason Is Treason" (l’unica che deve qualcosa al post-rock di questi anni) e "Running Battle". Citazione a parte meritano la filastrocca acida "L.S.F. (Lost Souls Forever)" e "I.D.", un connubio convincente di eteree atmosfere elettroniche e cattiveria, operazione che l’anno scorso riuscì alla perfezione solo ai troppo trascurati The Cooper Temple Clause.
Se non fosse per qualche episodio troppo debole avrebbe potuto essere l’esordio dell’anno. Purtroppo è “solo” (tra mille virgolette) un gran disco.
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Voto: 7 |
Casa Discografica: Bmg |
Sito Internet: www.kasabian.co.uk |
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Antonio Casillo |
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08/11/2004 |
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TRACKLIST |
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01. Club Foot
02. Processed Beats
03. Reason Is Treason
04. I.D.
05. Orange (interlude)
06. L.S.F. (Lost Souls Forever)
07. Running Battle
08. Test Transmission
09. Pinch Roller (interlude)
10. Cutt Off
11. Butcher Blues
12. Ovary Stripe
13. U Boat
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DISCOGRAFIA |
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2004 Kasabian |
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