Il nuovo lavoro di Ben Harper è una joint-venture con un gruppo gospel, i Blind Boys Of Alabama. Famosissimi nel proprio genere, il gospel, i Blind Boys calcano le scene musicale ormai da molti decenni, basta pensare che la formazione nacque nei primi anni quaranta in America, presso la scuola per non-vedenti Alabama Institute For Negro Blind. Seppur divisi da un profondo gap generazionale, il disco dà l’impressione di una profonda unione spirituale fra Ben Harper e i Blind Boys, unita e cresciuta sulla base di un profondo sentimento religioso comune ad entrambi. Quale aggettivo migliore quindi, se non divino, per definire questo album.
Non è la prima volta che l’artista californiano collabora con questo gruppo gospel, e la creazione di questo disco, leggendo le interviste delle due parti sembrava scritto nel destino. Undici pezzi, per lo più inediti di Ben Harper tranne una canzone tratta dal repertorio gospel classico “(If I Could Hear My) Mother Pray”, e due cover, la prima “Well Well Well”, l’altra “Satisfied Mind”, per un disco che contenderà il titolo di miglior album dell’anno.
Il disco inizia con “Take My Hand”, nel quale si può ascoltare il controcanto di George Scott, prosegue con “Wicked Man”, bel pezzo, uno fra i più ritmati dell’intero album e fra i più vicini anche ai lavori precedenti di Ben , fino ad arrivare alla bellissima, emozionante, geniale, spirituale, eterea, “Where Could I Go”. Questa canzone è almeno una spanna superiore a tutte le altre, che sono già di per sé eccezionali, ha una melodia intensa e toccante. La cosa particolare è che questo pezzo è insieme ad un altro, “11th Commandment” breve pezzo strumentale, gli unici dove non sono presenti i Blind Boys.
In “Picture Of Jesus” l’armonia fra la voce di Ben Harper e quella dei Blind Boys tocca una perfezione quasi assoluta, in una bellissima canzone gospel. Ma è in “(If I Could Hear My) Mother Pray”, pezzo registrato a cappella che la tradizione gospel rivive e rinasce con tutto il suo splendore. Ci avviciniamo così alla fine di questo album. La penultima canzone, che dà il titolo all’album, “There Will Be A Light” è molto bella, e il controcanto di uno dei Blind Boys la rende unica nel suo genere. L’album finisce con “Church On Time”, allegra, spensierata, veloce, e dopo questa vi accorgerete del senso di felicità che avete provato fino a quel momento, e all’improvviso un sorriso nascerà spontaneo.
“Diamonds On The Inside”, il precedente album, ha rappresentato il lato più commerciale di Ben Harper, e molti tra i suoi fans ne sono rimasti delusi, convinti che in lui si fosse spenta la fiamma della creatività. “There Will Be A Light” dice il contrario, e lascia immaginare che ci sarà sempre una luce ad illuminare la via di questa incredibile artista. Un album imperdibile.
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