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THE ROOTS |
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TIPPING POINT |
Due Anni fa quando era uscito “ Phrenology” solo gli addetti ai lavori e gli amanti più puri della black music avevano lodato ed osannato l’uscita del disco dei The Roots. Poi è bastato un singolo “The Seed 2.0” per fare il botto, fare conoscere la formazione anche al grande pubblico e conquistare, un posto in classifica, le platee più prestigiose e infiniti passaggi in radio.
Naturalmente questa è solo la storia italiana del disco. In Usa i The Roots sono da oltre un decennio uno dei collettivi più intelligenti, innovativi ed acclamati della scena black.
A distanza di due anni, anzi di uno, in quanto da noi l’album, ahimè, è stato pubblicato solo parecchi mesi dopo la sua uscita internazionale, ecco tornare la band di Philadelphia con un disco attesissimo e destinato a fare figo averlo ed ascoltarlo…
Personalmente amo sin dalle origini i The Roots. “ Things Fall Apart “ lo considero come una pietra miliare, un abbecedario essenziale dell’hip hop più all’avanguardia e futuribile.
Questa attenzione modaiuola che è venuta a crearsi mi da un po’ fastidio, quasi come se andasse a snaturale le visioni sonore di ?uestlove, Black Thought, Hub e soci.
Fa niente gustiamoci questo “The Tipping Point' (il titolo si riferisce ad un libro di Malcolm Gladwell), disco dai grandi contributi come quelli di Jean Grae, Martin Luther, Devin the Dude, il chitarrista 'Captain Kirk Douglas', il comico Dave Chappelle e prodotto da Scott Storch, già tastierista dei Roots e presente nei successi di Dr Dre, D12, Eve, Beyonce, Justin Timberlake, Christina Aguilaera, Busta Rhymes, G-unit, Janet Jackson, 50 Cent e la lista potrebbe continuare.
Undici brani che prendono il via da “Star/Pointro”, spettacolare cover o forse più remake di "Everybody Is A Star" di Sly And The Family Stone. Oltre sette minuti di perfetta tecnica che la dicono tutta sullo spessore di questa nuova uscita made in The Roots.
La successiva “ I Don't Care” è una perfetta party song, mentre è oscura e da ghetto “Don't Say Nuthin'”, tra l’altro primo singolo tratto dal disco, traccia dove è evidente la mano di Scott Storch.
La beltà e la genialità creativa di questo “ Tipping Point” si apprezza ancora di più in “Guns Are Drawn”, il flow è giusto e il featuring di Aaron da quel senso di radici afro-caraibiche.
Le sorprese non cessano e infatti c’è spazio per l’old skoll molto modaiolo e quasi lounge e swing di “Stay Cool” (tra le mie preferite) e quello più ruvido ed oscuro come nel caso di “ Boom!” e “Duck Down” o l’energia e il beat fluido di “Web” e l’Mc femminile della fenomenale vocalist Sudafricana Jean Grae in “Somebody's Gotta Do It”.
Per finire la revisione infinita di “Din Da Da” di George Kranz rinominata in “Outro” e la chiusura “The Mic” hip hop canonico con Skillz & Trunk North.
Ancora un passo in avanti, ancora un passo avanti a tutti …
The Roots forever!!!
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Voto: 9 |
Casa Discografica: Geffen |
Sito Internet: www.theroots.com |
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Andreas Massa Saluzzo |
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12/07/2004 |
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TRACKLIST |
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01. Star / Pointro
02. I Don't Care (Featuring Dom)
03. Don't Say Nuthin'
04. Guns Are Drawn (Featuring Aaron)
05. Stay Cool
06. Web
07. Boom!
08. Somebody's Gotta Do It (Featuring Jean Grae and Mac Dub)
09. Duck Down
10. Why?
11 Outro
12. The Mic (Featuring Skillz & Trunk North) |
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DISCOGRAFIA |
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1993 Organix
1994 Do You Want More?!!!??!
1996 Illadelph Halflife
1999 Things Fall Apart
2002 Phrenology
2004 Tipping Point |
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