Bastano poche note, un arpeggio semplice, per capire che il mondo di Iron & Wine è un luogo bellissimo che vive il suo tempo intorno al crepuscolo,in una casa in mezzo ad un prato verde. Un luogo di magia, un luogo di pace. La campagna della Florida ha ispirato le canzoni di Sam Beam, un barbuto professore universitario con la passione per i grandi cantautori americani, scoperto lo scorso anno dalla Sub Pop, etichetta di culto per il grunge e le sonorità alternative.
Ma veniamo a questo secondo disco di Iron & Wine, un disco cantautorale intenso e magico. Bellissimo in tutti i suoi aspetti, dalla musica, alle atmosfere, alla copertina e al packaging. Si tratta di un disco concepito quasi esclusivamente per voce e chitarra acustica che partendo da una base folk raggiunge una circolarità che ricorda la psichedelia, la tange ma non sporca il suo essere lineare, pulito e, scusate la ripetizione, magico.
Quelle di Iron & Wine, sono canzoni solo all’apparenza semplici e classiche, invece in questo “Our Endless Numbered Days” scorre tutta la placidità di un fiume del sud degli Stati Uniti, un fiume di cui si fatica a vedere l’altra sponda, soprattutto all’alba con la foschia che sale e al tramonto con il sole rosso che ci si specchia e ci si addormentra dentro. Sono dischi come questo che fanno capire quale sia ancora la forza del rock, dischi che ti parlano sottovoce, sussurrano e cullano. Canzoni che ti parlano e che non vogliono altro che continuare a farsi ascoltare. Riff, arpeggi e melodie vocali brillano, mentre talvolta timida si lascia intravedere una batteria e mentre riecheggia da lontano il banjo de Un Tranquillo Week-End Di Paura, e gli occhi si chiudono e non possono fare altro che immaginare il nostro Sam Beam con la sua chitarra che strimpella sotto il portico della sua casa e, probabilmente non sa, che quello che ha regalato a tutti noi è il migliore disco cantautorale da tempo immemorabile.
Ah, la musica, le canzoni... che dire, immaginatevi i vari cantautori americani degli ultimi anni, quelli che la critica ha idolatrato, da Bonnie Prince Billy passando per Smog e per tutto il N.A.M. e il Beck di “Sea Change”, dai classici Dylan e Young, ecco, ora fate uno sforzo e immaginate il tutto mille volte meglio, avrete una idea di questo “Our Endless Numbered Days”. In una sola parla questo è un disco solo splendido, c’è chi per scrivere un pezzo come “Free Until They Cut Me Down” venderebbe l’anima al diavolo, in questo disco le 12 canzoni sono tutte intense ed incredibili come l’unica citata. |