“Faking The Books” è un album che riesce a intrappolare l’ascoltatore, grazie alla sua immediata semplicità, frutto di molteplici ricerche sonore erranti attraverso un vastissimo panorama sonoro.
I Lali Puna che ormai godono dell’attenzione internazionale, sono capaci di una sintesi sonora, che attrae i gusti musicali più disparati.
I pezzi gravitano attorno alla voce di Valerie, che riesce ad addomesticare i pezzi più sperimentali, con linee melodiche abbastanza classiche e lineari, anche se spesso vengono distorte ed effettate da incursioni elettroniche.
I pezzi che meglio raffigurano questo album, per l’intensità e la strada sonora maggiormente “rock” intrapresa dalla Band sono quelli che dotati di batteria secca, dritta, dal suono indie, accompagnano una chitarra grezza e graffiante, quasi punk. E’ così che “Left Handed”, colpisce per la sua carica istintiva più di tutti gli altri pezzi, seguita da “Call 1-800-Fear”, un po’ scontata però, nel panorama odierno di queste ricerche sonore numerosissime.
Questa chiave sonora, crocevia di tanti generi, a cui si possono associare i nomi più disparati, (Stereolab, Notwist del chitarrista Markus Acher, …) non scade in flessioni prive di personalità.
E’ così che in B-Movie sono presenti chiari suoni new wave degli ’80 che colorano anche altri pezzi, come la bella “Micronomic”.
Insomma un bel calderone, ma il lavoro dei Lali Puna riesce a creare un’unitarietà particolare e coinvolgente.
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