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LUKE VIBERT |
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YOSEPH |
E’ difficile tenere il conto del numero di dischi in cui Luke Vibert ha messo le mani o che comunque ha tenuto a battesimo, inizialmente componeva come Plug e poi come Wagon Christ poi dal 1997 ha iniziato ad utilizzare il suo nome vero. “Yoseph” è solo il 4° capitolo a firma Luke Vibert, il primo però ad uscire per la storica ed influentissima Warp Records.
Dopo aver collaborato con i geni più illustri della musica mondiale, da Aphex Twin a Trent Reznor dei Nine Inch Nails passando per Matthew Herbert, Tortoise e Squarepusher, Vibert si ripresenta sulle scene con un disco entusiasmante per contenuti ed invenzioni sonore. I critici definiscono il genere di musica di questo artista come braindance ovvero beats atti allo sconvolgimento della materia cerebrale che più che far ballare il corpo spinge a far danzare i neuroni, risultato che “Yoseph” amplifica in 13 tracce che potrebbero definire il futuro anteriore della dance d’avanguardia.
Beat spezzati, alternati a andamenti hip hop seducenti confondono le idee mentre attraversano radenti il passato industriale e psichedelico, la musica di Vibert è un viaggio sonico dalla sconosciuta destinazione finale. Ogni brano nasce embrionale e si evolve in un continuo crescere di accenti e particolari, cambi di tempo e meccaniche (ma plastiche) revisioni del contenuto che man mano si fa completo, denso e coinvolgente.
Riuscire a tracciare immagini attraverso il suono di un laptop è un qualcosa che non fa più parte di una esigua schiera di pionieri ma Vibert con “Yoseph” riesce a fondere l’intelligent dance music con l’hip hop, una certa impostazione alla dance fighetta con il restare algido e distaccato proprio delle produzioni dei Kraftwerk, come nessuno in passato era riuscito a fare. Impossibile non fare confronti con personaggi come dj Shadow o lo stesso Aphex Twin, ma Vibert riesce ad uscire più che a testa alta; risulta più umano e vitale del primo, mentre decisamente più attendibile e abbordabile del secondo, pur, ebbene dirlo, faccia cose spesso più complesse di Richard D. James.
“Yoseph” non raggiunge forse la quasi perfezione di “Big Soup” del 1997, ma mantiene intatta la sua voglia di divertirsi facendo sperimentare l’ascoltatore o meglio sperimenta attraverso l’inconscio divertimento di chi ascolta.
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Voto: 9 |
Casa Discografica: Warp Records/Self |
Sito Internet: www.warprecords.com |
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Jarno |
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17/12/2003 |
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TRACKLIST |
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01. Liptones
02. Synthax
03. Freak Time Baby
04. Countdown
05. Nok Tup
06. I Love Acid
07. Ambalek
08. Acidisco
09. Stan D’Infamy
10. Yoseph
11. Slow Fast
12. Snapdance
13. Harmonic
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DISCOGRAFIA |
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1997 Big Soup 2000 Stop The Panic 2002 Further Nuggets 2003 Yoseph |
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