Terzo passo per i canadesi Finger Eleven, che con l’omonimo album, dopo tre anni, danno il seguito a “Greyest of Blue Skies” . La band di Burlington, Ontario, con questo nuovo lavoro cerca di riconquistare una posizione nel panorama rock , dopo un esordio di livello eccellente e aver superato una mezza crisi dopo l’uscita del secondo lavoro. L’impegno era, e questo è l’obiettivo di “Finger Eleven” di riaffermare la loro identità. Formula di questa strategia un alt-metal, che però cercherà di attirare i favori delle stazioni radiofoniche con un vestito nu-metal.
Istintivo, energico , in alcuni frammenti aggressivo, questo in sintesi il resoconto dell’ascolto , che però in alcuni passaggi non disprezza numeri acustici, un certo avvicinamento melodico per allargare la cerchia degli ascoltatori. “Other Light”, apre un set che lentamente acquisterà sempre più vigore, tra i riff di chitarre e la prepotenza del basso. Ancora più potente la seconda “Complicated Questions”, che nei suoi alternarsi ricorda, prendendo le dovute distanze, i maestri del genere : i Tool; che con “Stay in Shadow" e "Good Times" chiude la trilogia di brani più interessante dell’intero lavoro. Da qui in poi sono poche le novità. Qualche spunto emerge in “Conversations” e "Panic Attack", anche se trovano qualche difficoltà ad imporsi , sembrano ancorate a delle catene irremovibili. L’aspetto acustico di cui sopra parlavamo, emerge in “One Thing”, brano costruito per le playlist radiofoniche.
Con tutta probabilità il quintetto rock non ha ancora trovato la carta vincente, ma in primo luogo deve avere le idee più chiare, decidere quale percorso intraprendere e lavorare in quella direzione…poco incisivi !!!
|