Si parla molto spesso in quest'ultimo periodo di contaminazione tra rock ed elettronica da club grassa e ritmata, tra i migliori esempi di disco-punk ci sono degli ottimi debuttanti newyorkesi che si chiamano A.R.E. Weapons che con il loro disco omonimo segnano il limite della coniugazione del nuovo verbo rock, quello che forse sarà il vero trend del dopo estate 2003.
Ebbene, questo disco è tanto sporco e ruvido da graffiare, le liriche sono cattive e crude mentre i ritmi sono occulti, nascosti, cupi ma sempre in grado di aprirsi verso slanci melodici, ma di una melodia malata e schizofrenica, tanto che spesso fanno venire in mente (merito della voce) i Clash alle prese con dell'elettronica decisamente underground.
Il nero che domina la copertina riflette al meglio lo spirito intrinseco di questo disco, tanto affascinante, tanto divertente. Gli A.R.E. Weapons (Matthew McAuley, Brain F McPeck e Paul Sevigny) sono degli hooligans parecchio sbronzi ed inaciditi, pronti a menare le mani da subito, al primo sgarro, solo che a differenza degli altri hooligans di cui si parla troppo (gli Audio Bully's), loro sono punk '77 nell'animo. Sempre pronti sempre a dare fuori di testa, non è mai facile intuire a priori come si potrà sviluppare il corso di una canzone mentre i beat elettronici si mescolano a chitarre dai riff taglienti e a bassi prepotenti, mentre la voce rappa, canta, grida e delira (ascoltare “Fuck You Pay Me”, “Don’t Be Scared” e “Black Mercedes” per farsi un’idea).
Gli A.R.E. Weapons sono uno di quei gruppi su cui scommettere per il 2003, fatelo!
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