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STEVE HACKETT |
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TO WATCH THE STORM |
Un rientro in grande stile quello di Steve Hackett, chitarrista dei Genesis ai tempi della loro migliore formazione, quella con Peter Gabriel per intenderci. Il virtuosismo di Hackett alla chitarra è pari alla sua spiccata sensibilità per le melodie incantevoli e seducenti. Un musicista con l’indole dell’incantatore, o meglio, del pifferaio magico, capace di sublimare la melodia riducendola alla sua essenza, semplice e pura, affascinando e catturando l’ascoltatore per spingerlo verso fantastici mondi immaginari e fuori dal tempo.
Diviso perennemente fra il musicista colto di estrazione classica, che si cimenta nel recupero della musica medievale e madrigalesca per spingersi fino a Satie, e l’eroe virtuoso del rock progressivo, Hackett ha alternato, nel corso della sua lunga carriera solista, album completamente acustici ad album suonati con l’apporto di una band. Se nei lavori di approfondimento per chitarra classica (Bay Of Kings dell’83, Sketches of Satie del 2000) o chitarra e orchestra (A Midsummer Night’s Dream dell’97 con la Royal Philarmonic Orchestra), ha sempre ottenuto risultati di buon livello, lo stesso non può dirsi per i lavori che lo vedono cimentarsi con la materia che lo ha visto crescere come musicista, ossia il progressive.
Dopo il discutibile "Genesis revisited” del ’97 e il dignitoso “Darktown” del ’99, Hackett ha ritrovato la vena creativa con questo suo nuovo interessante album “To Watch The Storm”, in cui ridona dignità al genere prog, ormai da troppo tempo snobbato e trascurato.
“To Watch The Storm” è una specie di summa, di riepilogo della carriera di Steve Hackett, si ritrovano tutte le peculiarità che hanno caratterizzato la sua musica ed il suo stile con la chitarra. Si dileggia con le melodie malinconiche e beatlesiane in “Strutton Ground”, con complicate evoluzioni crimsoniane in “Mechanical Bride”, con edulcorate armonie acustiche e drammatiche fughe techno-industriali in “Rebecca”, con il jazz notturno e fumoso di “Frozen Statues”, con un insolita divagazione etnica in “The Silk Road”.
Un gran bel disco, diviso fra riverberi nostalgici e proiezioni avveniristiche, disponibile anche in versione lusso a tiratura limitata con quattro bonus-track. |
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Voto: 7 |
Casa Discografica: Camino Records |
Sito Internet: www.stevehackett.com |
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Stefano Garavaglia |
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17/06/2003 |
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TRACKLIST |
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01.Strutton Ground
02.Circus of Becoming
03.The Devil Is An Englishman
04.Frozen Statues
05.Mechanical Bride
06.Wind, Sand and Stars
07.Brand New
08.This World
09.Rebecca
10.The Silk Road
11.Come Away
12.The Moon Under Water
13.Serpentine Song
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DISCOGRAFIA |
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1975 Voyage of the Acolyte 1978 Please Don't Touch! 1979 Spectral Mornings 1980 Defector 1981 Cured 1982 Highly Strung 1983 Bay of Kings 1984 Till We Have Faces 1988 Momentum 1992 Time Lapse 1994 Unauthorized Biography 1994 Guitar Noir 1995 There Are Many Sides To The Night 1995 Blues with a Feeling 1997 A Midsummer Night's Dream 1997 Genesis Files 1997 Watcher of the Skies: Genesis Revisited 1997 Guitar Noir 1999 Darktown 1999 Tokyo Tapes 2000 Sketches of Satie 2001 Live Archive 80's 2001 Momentum 2001 Feedback '86 Camino 2003 To Watch the Storms |
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