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ARAB STRAP |
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MONDAY AT THE HUG & PINT |
C'è un qualcosa di magico che avvolge ogni produzione targata Arab Strap, un qualcosa che mette ansia e allo stesso tempo culla. C'è del sangue e c'è del nero che più oscuro non si può e poi ci sono delle variazioni quasi dance che tengono incollati all'ascolto del duo scozzese. Ci sono liriche sporche, malate, ansiogene... crude. C'è tutto questo anche in “Monday At The Hug & Pint” certo, ma c'è anche molto di più.
La coppia assonnata Middleton e Moffat celebra il suo ritorno sulle scene con l'ennesimo capolavoro di stile, consumando le candele di una notte quanto mai calda e fatta di stordimento post-sbronza. Si evince ancora una volta una maturazione generale nella composizione che mescola potenza sonora in stile Mogwai a ricercatezze melodiche che riportano alla memoria Dylan e Young, o per metterla alla scozzese i Delgados. E non a caso insieme a Mogwai e Delgados gli Arab Strap sono la punta di diamante della scuderia Chemikal Underground, etichetta eletta per l'indie-rock europeo.
Si diceva magia, beh qui la magia è quella nera, non fanno i prestigiatori i due, sono degli illusionisti che con stile unico riescono ad incantare e lasciare cicatrici profonde causate da una voce avvolgente associata a circolarità quasi maniacale di chitarra e campionatori. Una vibrazione e una scossa e via... tutto passa lasciando i segni sul corpo e nel cuore, gli Arab Strap con la loro musica fanno male, malissimo all’animo di chi li ascolta, ma è un male dolcissimo che ti rapisce e genera dipendenza.
Questo “Monday At The Hug & Pint” è un viaggio maledetto verso l'oblio, verso inferi il cui fuoco è stato spento da poco, dove rimane cenere e desolazione assoluta, ed è così disarmante ed incredibile nella sua semplicità creativa (solo 2 chitarre un violoncello e una drum machine) che lascia sbigottiti. Forse è proprio questo che affascina della musica di questo duo, quello che riesce a scatenare nella fantasia di chi ne viene a contatto e si dimentica di tutto quello che lo circonda; dall'apertura quasi dance di “The Shy Retirer” alla ipnotica “Flirt”, passando per le meravigliose e maestose ballate “Who Named The Days?” e “Loch Leven”, ma tutto il disco è un continuo susseguirsi di immagini e di costanti emozioni fortissime.
Bravi gli Arab Strap... questo è già uno dei miei dischi dell'anno.
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Voto: 8 |
Casa Discografica: Chemikal Underground |
Sito Internet: www.arabstrap.co.uk |
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Jarno |
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05/06/2003 |
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TRACKLIST |
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01. The Shy Retirer
02. Meanwhile, At The Bar, A Drunkard Muses
03. Fucking Little Bastard
04. Peep-Peep
05. Flirt
06. Who Named The Days?
07. (Loch Leven Intro)
08. Loch Leven
09. Glue
10. Act Of War
11. Serenade
12. The Week Never Starts Round Here
13. Pica Luna
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DISCOGRAFIA |
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1997 The Week Never Starts Round Here 1998 Philophobia 2000 Elephant Shoe 2001 The Red Thread 2003 Monday At The Hug & Pint |
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