Le sensazioni provate all’ascolto di questo primo album dei The Kills, devo dire, che sono state al quanto contraddittorie. Le scarne note biografiche che mi sono state fornite non aggiungevano nulla a quel poco che già conoscevo di loro. Band americana proveniente dall’humus underground della costa dell’est, più precisamente dalla Florida, preziosa fucina di talenti, ma anche di numerose promesse mancate. Formazione a due attiva da un paio d’anni, con VV aka Alison Mosshart, voce e chitarra, e Hotel aka Jamie Hince, alla batteria e voce. “Un altro duo nato sulla scia del successo dei White Stripes”, mi sono detto, mentre il lettore cd scorre sulle prime tracce dell’album. L’ennesima garage band, sgangherata e priva d’interesse, da rispedire in cantina a suonare. Poi, i miei pregiudizi hanno cominciato a vacillare. Proprio mentre mi stavo per assopire vengo risvegliato da un riff di chitarra che mi riporta indietro di trent’anni. L’immagine che mi si presenta alla mente è la famosa copertina con la banana di Wharol, ovvero il primo album dei Velvet Underground. Si tratta di “Hitched”, traccia numero sei dell’album, una specie di mantra ipnotico che ripete all’infinito un riff che ricorda, molto da vicino, la celebre “Run, Run, Run”. Poi arrivano “Black Rooster”, “Wait”, “Fuck The People”, splendide gemme soniche atte a creare quella tensione maligna, tossica, decadente, che ha fatto grandi oltre ai già citati Velvet Underground, i Royal Trux, o PJ Harvey.
Tirando le somme, “Keep On Your Mean Side”, album di debutto dei Kills, non sarà un capolavoro, ma è un album godibile e dagli spunti interessanti, e mette in risalto delle notevoli qualità per una band alle prime armi.
|