Cecco e Cipo tornano in scena con un disco nuovo, Flop. E già il nome è tutto un dire. Parole d’ordine: ironia, semplicità e buon gusto. Un disco colorato, con qualche suono in più e la stessa eccentricità di quando, nel settembre 2014, li abbiamo visti esibirsi sul palco di X Factor 2014.
Tredici tracce inaugurate da Uragano, canzonetta in perfetto stile Cecco e Cipo, senza grandi ricerche musicali ma che fa da intro perfetta ai pezzi successivi. Non voglio dire ha un ritmo più danzereccio e, nel testo, chiarisce il luogo comune del modo più semplice per un’aspirante showgirl di entrare nel mondo dello spettacolo.
E se Amore a strisce è un pezzo così semplice che quasi potrebbe sembrare banale, Nostalgia, invece, parla di passato. E il titolo, ancora una volta, è più che esplicativo. Con Cita si torna a ridere: un gorilla scrive una canzone che riprende chiaramente Disperato erotico stomp di Lucio Dalla. Ma l’amore che cos’è è dolce è attuale, Rock’n’roll ripercorre gli anni Cinquanta e quindi attuale non è. Io sono incazzato ha un nome che fa presagire un testo e una musica cupi e importanti. Il risultato, ecco, non è stato quello desiderato.
Poi c´è E le foglie che sorridono, commissionata tempo fa da una Onlus di assistenza ai disabili, che parla di libertà e ha il ritmo più incalzante che quasi stona con il resto dei pezzi. Con Il Centro Commerciale, però, si torna al pop vero e puro.
Infine Vivere alla meglio parla di emigrazione, Jazz Club non poteva avere titolo migliore perché ricorda in tutto e per tutto il genere jazz, Otto e mezzo, chiaro tributo a Fellini, rispecchia a tutto tondo le caratteristiche della ballata. Tre pezzi che sono messi lì, a chiusura del disco, per dimostrare la versatilità del duo toscano che poteva strafare, rinnovarsi e accaparrarsi una nuova fetta di pubblico. Invece Cecco e Cipo restano lì dove sono, con la semplicità che li contraddistingue. E va bene così.
Matteo D´Amico
17 marzo 2016 |