“Sarà dura essere sintetico”. Esordisce così Daniele Silvestri, di fronte alla prima domanda sul suo nuovo disco “Acrobati”.
Della serie: io vi avviso, se parlo troppo sono affari vostri. Eppure lì, nella sala del locale “Il Vinile” di Via Tadini a Milano, proprio nessuno sembra avere voglia di risposte brevi ed evasive. L´aria trasuda di avida curiosità, e Daniele freme dalla voglia di parlare della sua nuova creatura.
Perchè lui è il tipo di persona che un disco lo sa raccontare, oltre che suonare, senza tralasciare alcun dettaglio. E l´entusiasmo che tira fuori ha il potere ipnotico di far pendere tutti dalle sue labbra. Infatti “Acrobati” è decisamente un disco entusiasta. E libero. Proprio come ognuno di noi s´immagina un acrobata in balia dell´adrenalina che lo guida senza paura da un capo all´altro di una fune. Tutto parte da uno smartphone pieno di registrazioni e appunti, e continua in Puglia, nello studio Posada Negro di Roy Paci, dove Daniele li trasforma in musica senza alcun piano, senza che niente sia davvero definito.
Semplicemente, tra quelle pareti, lui e i suoi quattro musicisti hanno un solo obiettivo: suonare. E quelle idee, ricche di un´ allegria spensierata e fanciullesca, si trasformano liberamente e diventano i brani del nuovo disco: “Ho voluto creare le condizioni affinchè fossi io, per primo, ad essere sorpreso di quello che stava succedendo. E che mi portassero ad essere il più libero possibile”, spiega. “Ho deciso di entrare in studio soltanto con dei semi, e di seminarli insieme ai miei compagni di avventura. Volevamo fissare quel momento magico che è la creazione, fonte di un entusiasmo che si sente.
Lo abbiamo fatto divertendoci insieme, facendo acrobazie, guidati da una libertà nuova. Un flusso magnetico senza struttura, che si è trasformato in qualcosa di complesso e allo stesso tempo sorprendente”. Il risultato è un equilibrio che Daniele Silvestri si aspetta di trasmettere, ma tutt´altro che statico. E´ proprio una stabilità tentennante, sicura ma rischiosa, raggiunta e da raggiungere, in bilico tra l´incontro di forze sempre sul punto di venire meno, ma che invece restano: “Come puoi parlare di vera libertà se non rischi ogni volta di cadere, del resto?”, si chiede.
L´album si avvale della collaborazione di nomi importanti del panorama musicale italiano, tra cui spicca Caparezza, l´acrobata della parola per definizione. Il rapper pugliese fa da controparte in un pezzo che non può che essere acrobatico, proprio perchè basato sull´equilibrio precario della parola “sale”. Si chiama “La guerra del sale”, non a caso. E anche la sua genesi ha un che di acrobaticamente instabile: una partita di ping pong tra i due, che si sono divertiti a lanciarsi parole e frasi da una parte all´altra. Una gara di idee che più che il sapore della competizione, ha tutta l´aria del gioco. Ancora una volta divertimento, entusiasmo, libertà.
La scelta di portare Acrobati in tour nei principali teatri italiani – molte date sono già sold out - deriva dal desiderio di mantenere inalterata quella dimensione “magica e funambolica”, come Daniele stesso la definisce, anche sul lato live: “Il teatro è un luogo affascinante: sa coinvolgere, sa farci tornare bambini. Lì si crea qualcosa sul momento, le cose accadono e cambiano in diretta.” E lì, a sipario aperto, Daniele “disobbedirà alla gravità”, insieme al suo pubblico di acrobati. |