A quattro anni da Inedito, il Greatest Hits che celebrava la sua carriera, Laura Pausini pubblica Simili.
Un album in cui la cantante di Solarolo cerca di sperimentare nuovi approcci alla musica. Questo è ciò che si evince in primis, al termine dell’ascolto delle quindici canzoni che compongono il disco.
Troppe penne verrebbe da dire, troppi nomi che di comune nel proporre la musica hanno poco in comune. Così il rischio del minestrone di note si incappa ad ogni start e a ogni end di brano. Eppure Simili, il disco al completo, risulta essere una malta grazie a quel collante che è la Pausiana interpretazione
Laura cerca di sperimentare vedi la reggaeton Innamorata scritta dal meno ispirato del solito Jovanotti, o la salentina Tornerò (con calma si vedrà) di Antonacci dagli echi già ascoltati o la dance Io c’ero (+ amore x favore) scritta da Laura che è uno strano dejavù.
Cerca di interpretare Chiedilo al cielo, Il nostro amore quotidiano e Sono solo nuvole eppure , eppure si sente che la penna non è la sua che a scrivere questi due testi sono stati Agliardi per il primo, e Sangiorgi per il secondo.
Così la ricercatezza di immagini e parole va nettamente a farsi benedire .
“Il troppo stroppia” è detto comune e spesso andrebbe ricordato alla cantante di Solarolo che i troppi manierismi molto confondono e poco regalano ad interpretazioni che risultano comunque e sempre uguali a sé stesse. Simili, in definitiva non è totalmente un brutto disco. E’ composto da – alcune- belle canzoni che, purtroppo, troppo spesso non sono supportate dal giusto e misurato pathos.
Testo di Elena Rebecca Odelli |