Se il quarto lavoro dei Charlestones sarà la solita solfa di brit pop giocoso, rock sfiorato con le unghie e padelle di new wave a frotte, allora sarà la solita band che pur giovane anagraficamente e ancora agli albori di un discreto successo, si è fatta già vecchia e priva di proposte nuove.
Quindi all´erta ragazzi, che dopo un po´ se suonate sempre gli stessi riffini alla George Harrison versione Robert Smith vi riducete a rompervi le budella da soli.
Ciò detto il quarto parto ancora non è in programma anche perchè ce da discuisire del terzo, off the beat, in programmazione già da un po´ di mesi con la Moskow Records. Ma facciamo un salto nel passato per parlare di questo adorabile quartetto indigeno.
Vengono da Tolmezzo, nel cuore della Carnia friulana, si fanno notare nel 2009 con un ep registrato negli studi Moskow, ma senza contratto, dal titolo in inglese (i ragazzi non amano farsi conoscere per il loro italiano) don´t believe in the man with braces and belt. Devo dire la verità che ho fatto fatica ad ascoltarli, ma l´ho fatto proprio per la voglia di cososcerli. Cinque tracce cinque da buttar giù con pesticidi d´arsenico.
Ovvio che le intenzioni ci son tutte, ma ci sono anche i falsetti fatti alla boia di un giuda e quindi le stonature, una grandeur post punk che vira pop, un raccapricciante pop che mostra baldanza al post punk, ma dove vorrebbero andare non si sa.
Contenti loro comunque che pare si divertino a sbagliare tutto. Non c´è nulla di sbagliato però nel divertirsi e nel provarci a tutti i costi. Si rifanno l´anno seguente con un vero album, out of the blue, e con la Moskow stavolta un contrattino a quanto pare lo firmano.
La confusione tecnica viene amalgamata, emerge il britpop come elemento chimico che funge da collante allo scisma. Hanno un bel piglio cantereccio thinking at the bar, leaving back the sun e westfora carillon che fa da apripista come singolo venendo anche scelto l´anno successivo come traccia per festival e compilation del MI AMI 2011. In più da registrare la presenza di due remake come made in Paris e yesterday remorse, ora più coese, dal suono più compatto.
Migliora il cantato, raffinando ugola e tecnica timbrica, migliorano refrain e controtempi ritmici. Stomping, boogie sono all´asssalto del beat (sembra di sentire gli U2 di war e i primi Cure di Boys don´t cry frullati a colpi di Beatles e Vaccines) e il brit si limona la new wave dell´anno prima. A questo punto scapperebbe la solita domanda: ma perchè non cantano in italiano sti giovanotti del nord est? Ma chi se ne frega? A chi importa?
Se un giorno vorranno ci faranno magari sentire quanto sono bravi a scrivere canzoni pop in lingua madre. Per ora va bene così direi.
Ma torniamo alla biografia. Oops scusate, non ve li ho presentati. Allora, sono Mattia Bonanni (voce) Gian Marco Crevatin (chitarra) Matteo Peresson (basso) Federico Pellizzari (batteria) e i convenevoli sono stati fatti. I ragazzi, come dicevo, non demordono e invece di fermarsi per pensare, come avrebbero fatto certi, vanno avanti nel loro progetto sfornando proprio questo terzo e ultimo per ora lavoro dal titolo off the beat. Non cambiano gli scenari, non muta la proposta già assolutamente discreta nel full length precedente. Direi che ai friulani la definizione di band brit pop sta un po´ strettina. A mio avviso troppo enfatizzata, direi che i ragazzi stiano esplorando un mondo abbastanza conosciuto.
Risulterò ripetitivo, ma a sgranarli ben bene sembra ancora di ascoltare gli U2 da giovani. Sono sincero, ma questo off the beat non aggiunge nulla al già sentito. Fanno bene il loro sporco lavoro, iniziando con punte di coltello ben affilate nella title track che ricorda gli Hoodoo Gurus, gran bel pezzo. Love is a cadillac è di nuovo rock/new wave a mani basse con brodino riscaldato e parannanza da cucina.
Energy, girl who came to stay smaccatamente beatlesiane come spudoratamente oasisiana è standing in the prime of life. Senza voto di merito per eager beaver. Alcuni scenari di bastimenti futuri potrebbero essere gli abbozzi di let it hall hang out, she was a firework e clue che si muovono su epiche garace pop e psichedelia ponderata. Sintetizzando, i Charlestones mostrano ad ogni passo margini di miglioramento, spirito di crescita, ma anche timore nel variare formula. Forti, anzi bravi questi italiani dall´inglese facile, ma quali saranno i campi di battaglia futuri, quale l´arena in cui battersi?
1-off the beat
2-love is a cadillac
3-energy
4-the girl who came to stay
5-she was a firework
6-eager beaver
7-eager beaver (reprise)
8-let it hall hang out
9-the clue
10-standing in the prime of life
DISCOGRAFIA
2009- Don´t believe in the man with braces and belt
2010- Out from the blue
2013- Off the beat
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