Compie 66 anni proprio in questi giorni il regista originario di Missoula. Un’età a cui è arduo associare l’idea di esordio. Se David Lynch si muove nel mondo del cinema da ormai 35 anni, solo ora arriva al debutto dioscografico da solista.

In passato aveva lavorato con altri (si pensi alla sua collaborazione “atmosferica” con il produttore Angelo Badalamenti ai tempi di Twin Peaks), ma ora ha deciso di fare tutto da solo, senza peraltro doversi trovare al cospetto di una colonna sonora. Crazy Clown Time è perciò un album di canzoni. Il punto è capire: che tipo di canzoni.

A sentire il singolo Good Day Today sembra di stare di fronte a un potenziale brano di Daft Punk, Air o Justice. French touch, ma di seconda fila. Crazy Clown Time, pur essendo un colosso di 14 pezzi dove l’autore ha inserito le sue ossessioni, non scaturisce l’effetto desiderato. Si fatica ad arrivare alla fine - tra vocoder, sporcature, giri di synth infiniti e blues pauperista - cosa che non capita coi suoi film.

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