Il luogo di origine è la zona sud di Londra, la data di nascita della band è da far risalire intorno al 1999, il nucleo principale, che ha dato vita ai Giddy Motors, è formato dal chitarrista e cantante Gaverick De Vis, dal batterista Manu Ros, raggiunti in seguito dal bassista Gordon Ashdown.
L’impianto sonoro concepito e realizzato è devastante e sovversivo, allo stesso tempo seducente, a tratti ingegnoso e colmo di singolari intuizioni. Per rendere l’idea, immaginate il Miles Davis più fatto che suona con i Jesus Lizard, oppure Captain Beefheart che trasferisce tutta la sua follia nei Black Flag.
Insomma, all’apparenza un assurdo, una specie di ossimoro sonico, eppure le tracce di “Make It Pop”, opera prima dei Giddy Motors, meritano una particolare attenzione e si possono considerare fra le cose più originali che la scena anglosassone abbia generato da un po’ di tempo a questa parte. E’ sufficiente ascoltare l’aggressività caustica della traccia iniziale “Magmanic” per recepire immediatamente il concetto dei Giddy Motors, oppure la successiva “Hit Cap”, con quella batteria indemoniata che rulla vorticosamente in un oblio fra avant-garde jazz e psycho-punk, o l’urlo primordiale e nevrotico di “Sassy”. E poi, fra le tante feroci coltellate sferrate al pentagramma, risplende, fra la meraviglia e lo stupore, la lieve e delicata armonia di “Venus Medallist”, un episodio un po’ fuori contesto, ma da non considerare un brano minore. Giddy Motors da curare sperando che non sia un ennesimo fuoco di paglia |