I White Lies non si sono fatti intimorire dal riconoscimento ottenuto, hanno cercato di incidere nuovo materiale che continuasse a percorrere la strada intrapresa dalla band, ma capace di mettere una certa distanza con il set precedente, forgiando un suono più elettronico, chitarre ruvide e liriche meno introverse, ma allo stesso tempo profonde. Il disco inizia con l´elegante traccia industrial Is Love, dove la voce melanconica di Harry viene avvolta dal suono dei synth. La strada si apre a vista d´occhio con il rock epico di Strangers, per poi dare un ampio respiro con il primo singolo Bigger Than Us, accompagnato da un video girato in Romania e diretto da due registi francesi. Holy Ghost è irascibile ed energica, il momento musicale più ardito dell´intero album, armonie robotiche, sfumature industrial, fino ad un´implosione totale. La chiusura è affidata a due brani di grande impatto: Bad Love, un groove discendente e lento, prima di passare alla successiva Come Down, un pezzo claustrofobico, un pianoforte dai toni drammatici e atmosfere in stile "Blade Runner" con parti in falsetto e un utilizzo studiato del coro. “Ritual” è il degno follow-up di “To Lose My Life”, introduce elementi di novità, ma consolida i fattori conoscitivi proposti dalla band al suo esordio.
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