Registrato tra New York e Stoccolma assieme ai produttori Van Rivers e The Subliminal Kid e mixato da Adam Moulder (Depeche Mode, My Bloody Valentine, Yeah Yeah Yeahs), l´ottava fatica della band capitanata da Kazu Makino arriva a tre anni dal precedente “23” e si prospetta come un leggero cambio di rotta: le chitarre spesso lasciano il posto a tappeti elettronici mentre le atmosfere sono estatiche e sognanti, forse un´influenza dovuta sia al nuovo ambiente di lavorazione sia alla presenza di collaboratori con un background prevalentemente elettronico. Un disco interessante ma complesso ed ermetico, difficile da capire al primo colpo e un po´ piatto, orfano di qualcosa che spicchi veramente.
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