C’è sempre una prima volta. Dopo averci regalato alcune delle canzone elettroniche più intense degli ultimi 10 anni (da Sparks a What Else Is There?) i Royksopp pubblicano un album di musica strumentale, controparte al “Junior” sentito l’anno scorso; la loro parte oscura, quella più raccolta che costruisce atmosfere con i suoni della natura (come i cip cip degli uccellini e la pioggia in The Alcoholic) sovrapposti ai synth, che racconta storie turbolente come sapevano fare i Vangelis (Senior Living) o ancora che solo con l’ausilio delle tastiere riesce a inventare un microcosmo fragile (Coming Home). Come dire: a chi occorrono i vocalist. Grande stile ed eleganza, e grande accessibilità.
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