Al primo ascolto viene da dire: mio Dio. Però poi ci ragioni su un attimo e pensi alla tua vita nella metropoli, le corse, la puzza, la tristezza delle serate nel casino vuote di volti vuoti, la vita da bere che vogliono venderti come sogno italiano e allora ti dici: beh, questo sì che fa schifo, non un disco che me la rappresenta. Suoni elettrici che schizzano come scosse, ingestibili, con un tentativo di addomesticamento da parte dei demiurghi in carica, ex Afterhours uniti ad ex Ritmo Tribale; parole scandite come sassate, o urlate con un forte desiderio di rompere il cerchio. Una messa in scena realistica di una vita fin troppo familiare a molti, un debutto che fa parlare e pensare.
|